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Il dietro le quinte del fotografo premiato dalla Nasa

Il biellese Valerio Minato racconta il suo lavoro: «Servono fantasia e metodo»

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Il dietro le quinte

Il dietro le quinte del fotografo premiato dalla Nasa. C’è un momento magico in cui la geometria del cosmo si allinea con il paesaggio terrestre, creando un’armonia perfetta ed effimera.

A coglierla, con precisione scientifica e sensibilità artistica, è Valerio Minato, autore della foto vincitrice del prestigioso concorso NASA Astronomy Picture of the Day nel dicembre 2023.

Il dietro le quinte del fotografo premiato dalla Nasa

Biellese di nascita, autodidatta, esploratore instancabile e perfezionista, ha fatto degli allineamenti astronomici la sua firma. Trasformando calcoli complessi in immagini che sembrano sospese tra sogno e realtà. Dalle colline del Torinese alle albe su Milano, i suoi scatti raccontano un dialogo silenzioso tra l’uomo e l’infinito. Dove basiliche, grattacieli e montagne si incontrano con lune, soli e pianeti. Ma dietro ogni foto ci sono anni di studio, tentativi falliti e una pazienza da cacciatore di attimi. In questa intervista, ci svela i segreti del suo metodo, l’emozione della vittoria con la NASA e quel volpacchiotto curioso che gli rubò il cuore anziché lo scatto.

La sua fotografia ritrae allineamenti astronomici unici. Cosa cerca di comunicare attraverso la connessione tra terra e cielo?

È un genere che ho sempre amato per la sua straordinaria bellezza, tanto da sceglierlo come mio linguaggio espressivo. Sono autodidatta e ho migliorato la mia tecnica studiando gli altri, ma senza mai copiare. Altrimenti non avrei avuto la soddisfazione di creare qualcosa di autentico. Fondamentale è stato pormi obiettivi sempre più ambiziosi, spingendo continuamente i miei limiti. Un altro aspetto chiave è la ricerca dell’inedito: mi piace sperimentare ciò che nessuno ha mai fatto prima.

E sul piano emotivo?

La fotografia che unisce astri e paesaggi terrestri mi affascina profondamente. È stimolante riuscire a catturare elementi così distanti sfruttando la lunghezza focale delle lenti. Per me, tutto è parte di un unico insieme, sia ciò che è dentro l’atmosfera sia ciò che la oltrepassa.

Come sceglie i luoghi e calcola gli allineamenti per preparare gli scatti?

Non c’è una procedura standard, ma tutto nasce da un’esperienza personale. Trasferitomi a Torino nel 2005, ho esplorato la città in lungo e in largo, accumulando inconsapevolmente una vasta conoscenza del territorio. Questa “libreria mentale” mi permette di individuare con precisione i punti migliori per gli scatti. Integrando lo studio di mappe, bollettini meteo e strumenti come Google Street View, utilissimo per sopralluoghi virtuali dalla comodità di casa propria.

Com’è nato il progetto che l’ha portata a vincere il concorso NASA per la foto di Natale 2023?

Tutto ebbe inizio durante le mie esplorazioni nelle colline di Chivasso tra il 2016 e il 2017. Volevo fotografare la basilica di Superga allineata al Monviso, ma dopo averla ripresa in ogni stagione e fase lunare, cercai nuovi stimoli. Individuai quattro punti di allineamento perfetto e mi concentrai sull’estetica: catturare la luna o il sole al crepuscolo in linea alla basilica. Con il sole era impossibile, ma con la luna sì. Dopo anni di tentativi, nel 2023 riuscii finalmente a immortalare una falce crescente che abbracciava Superga, sfruttando l’effetto Da Vinci Glow, la luce cinerea riflessa dalla Terra. Sei anni di pazienza, ostacolati soprattutto dal meteo imprevedibile.

C’è un allineamento astronomico che sogna ancora di fotografare?

Sì, ma per scaramanzia preferisco non rivelarlo. Non parlo mai dei progetti finché non sono realizzati.

Cosa consiglierebbe a chi si avvicina alla fotografia paesaggistica con un approccio scientifico?

Servono fantasia e metodo. Curiosità e studio sono fondamentali. Imparate a leggere mappe e bollettini, ma anche a osservare il lavoro di chi è più esperto, senza copiare. Gli strumenti scientifici aiutano, ma è altrettanto importante rimanere aperti agli imprevisti, che a volte regalano scatti unici.

Oltre all’evento all’Auditorium di Città Studi l’11 aprile, organizza workshop o conferenze?

Organizzo poche occasioni pubbliche. Preferisco lavorare in solitudine e dedicare il mio tempo libero ai progetti personali. Tuttavia, quando mi è stata proposta una serata collaterale alla mostra di Steve McCurry – fotografo che ammiro profondamente – ho accettato con entusiasmo. E poterla tenere a Città Studi, dove ho frequentato le superiori, ha un valore emotivo speciale. Non escludo future occasioni, ma saranno sempre selezionate con cura.

Dietro uno dei suoi scatti si nasconde una storia particolarmente significativa?

Oltre alla fotografia astronomica, amo quella naturalistica, che pratico con la mia cagnolina Polenta. Contrariamente ai consigli di altri fotografi, l’ho sempre portata con me durante gli appostamenti, scoprendo che è incredibilmente paziente. Una volta, mentre cercavo di fotografare una cucciolata di volpacchiotti, uno di loro comparì a pochi metri da noi. Polenta rimase immobile, e per qualche secondo ci osservammo in silenzio. Non ottenni la foto, ma quell’incontro fu magico.

Il suo ultimo scatto di successo, realizzato in Valchiusella, ritrae l’alba su Milano. Come è nato?

Milano, a differenza di Torino, permette riprese con soggetti lontanissimi grazie alla pianura sconfinata. Volevo inquadrare la torre Unicredit all’alba, ma dopo vari tentativi falliti nel Biellese, mi spostai verso la Serra d’Ivrea, trovando infine la prospettiva perfetta nell’Eporediese.

Ha mai fotografato allineamenti nel Biellese, sua terra d’origine?

In genere, quando torno a Biella, mi dedico ad altro. Tuttavia, qualche anno fa la Pro Loco di Candelo mi chiese una mostra. Realizzai allora uno scatto inedito, il Monviso allineato al Ricetto di Candelo. Dopo aver verificato che nessuno l’avesse mai fatto, individuai il punto ideale sulle colline di Valdengo. Fortunatamente, riuscii a catturarlo al primo tentativo, grazie al forte vento che spazzò via la foschia durante il giorno. Quella foto divenne la locandina dell’evento.
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