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Il 2 giugno 1882 moriva Garibaldi, ecco come Biella lo pianse

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BIELLAGaribaldi muore in Sardegna, nella sua isola di Caprera, il 2 giugno 1882. La notizia della morte dell’eroe dei due mondi, diffusa al mondo dal telegrafo, compare sui giornali del mattino del giorno dopo. A Biella giunge a mezzogiorno, confermata dai giornali arrivati con l’ultimo corriere. Il bisettimanale Eco dell’Industria, organo dell’associazione dell’industria laniera italiana, fondato nel 1863, e La Sveglia, settimanale della democrazia e fratellanza degli operai biellesi, escono entrambi la domenica, ma soltanto l’Eco fa in tempo a dare l’annuncio in prima pagina, listata a lutto:

«Una tristissima notizia si diffuse ieri in tutta Italia: il generale Giuseppe Garibaldi è morto nell’isola di Caprera (…) una vita tutta spesa pel bene della sua patria e dell’umanità. (…) egli andrà annoverato fra i più grandi uomini del secolo, egli che sempre fu primo nella lotta, ovunque si trattasse di combattere per la libertà e per l’indipendenza dei popoli. Il grido di rimpianto che si eleva da tutti i petti italiani avrà la sua eco presso tutti i popoli, ma specialmente nelle lontane Americhe ove fece le sue prime prove negli anni giovanili, e nella Francia, ove vecchio ed affranto si recò a soccorrere generosamente e con efficacia gli eserciti scoraggiati e disfatti della pericolante repubblica».

Il giornale La Sveglia uscirà una settimana dopo con un numero speciale, anch’esso listato a lutto, e inizierà subito una sottoscrizione per la realizzazione di un busto in memoria del grande italiano.

Dal canto suo il sindaco di Biella, Agostino Bella Fabar, si rivolge così alla cittadinanza:

«Cittadini! Si è spenta la vita dell’eroe leggendario, del Generale Giuseppe Garibaldi. La sua morte è lutto della Nazione. Non avranno quindi luogo il pubblico concerto e la solenne distribuzione dei premi stabiliti per la odierna festività dello Statuto».

Intanto a Biella L’Eco dell’Industria chiede a gran voce che sia dato al più presto dato il nome di Garibaldi a una delle principali vie della città. Ad esempio alla via San Filippo o a quella «tutt’ora incompiuta, designata col numero 15 nel piano d’ingrandimento». Propone inoltre la posa di una lapide commemorativa sulla facciata del palazzo vescovile, dove Garibaldi aveva soggiornato nel 1859, ospite del vescovo Losana.

Soltanto nella seduta del Consiglio comunale del 14 giugno 1882 il Sindaco, dopo aver ricordato la figura di Garibaldi, propone che sia intitolato a suo nome il tratto di via che dallo scalo ferroviario si dirige verso piazza del Duomo – ovvero il percorso che fece l’eroe quando visitò Biella nel 1859 prima di partire con i suoi Cacciatori delle Alpi verso la Lombardia. La proposta, insieme a quella di erigere al più presto un monumento, è approvata dal consiglio all’unanimità.

La prima commemorazione pubblica del generale dei Mille si tiene a Biella il 18 giugno. Oratore il signor Giorgio Giorgi. Verso le otto di sera «il corteo commemorante, con in capo il ritratto di Garibaldi tutto circondato di allori, un coro cantante gli inni di Garibaldi e Mameli e un corpo di musica che alternava coi suoi concenti il canto, mosse numeroso, affollato, imponente verso il centro della città». Il luogo scelto per la commemorazione era il piano dei cappuccini. «I passanti – proseguiva il cronista – si allineavano riverenti e commossi, lungo il corteo che fluttuava per le vie, già sepolte nel grigio della sera, come un corpo enorme, esuberante di evviva alla memoria di Garibaldi, di suoni, di fermenti improvvisi e di silenzi pieni di pensiero e di rimpianto».

Nella stessa giornata viene scoperta ad Andorno una lapide commemorativa a ricordo della visita di Garibaldi alla casa di Pietro Micca a Sagliano. La targa, murata nella parete esterna della casa del dottor Lorenzo Cerruti «che ebbe la gran ventura di ospitare l’eroe» mestamente ricorda:

IL 19 MAGGIO 1859 QUI FE’ SOSTA GIUSEPPE GARIBALDI. IL 28 GIUGNO 1882 ANDORNO POSE.

Michele Careddu

Nella foto Garibaldi visita la casa di Pietro Micca (Carlo Linzaghi, in Achille Bizzoni, Garibaldi nella sua epopea, Sonzogno, Milano, 1907, Vol. II, p. 156).

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