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I nostri grandi vecchi, Mariuccia Cignetti di Ronco Biellese

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Sabato scorso, 27 febbraio, il giornale La Nuova Provincia di Biella ha iniziato una serie di interviste dedicate agli anziani del Biellese. E’ un modo per non disperdere l’enorme patrimonio culturale di cui sono depositari i nostri grandi “vecchi”. Su tutti i numeri del giornale, mercoledì a sabato, troverete un articolo dedicato ai loro ricordi. Se anche voi non siete più giovanissimi… e volete raccontare la storia della vostra vita scrivete a direttore@nuovaprovincia.it

Ecco la prima puntata dell’inchiesta.

Si chiama Mariuccia Cignetti la persona più anziana di Ronco Biellese. Il 18 del mese di luglio prossimo compirà ben 98 anni. Un bel traguardo, contraddistinto dal fatto che Mariuccia sta bene ed è ancora molto lucida.

Dov’è nata signora Mariuccia?

«Sono nata a Monticello d Alba il 18 luglio 1923 penultima di undici fratelli in una famiglia contadina. Mio papà Giorgio era difatti un contadino e viticultore».

Una vita dura quindi quella dei suoi genitori, giusto?

«Direi di sì. La vita dei campi non è semplice, anzi. Pensi che conservo dentro al mio cuore ancora vivo il ricordo dell’allevamento dei bachi da seta. Purtroppo, mia mamma Rosa morì quando io avevo appena sette anni, due anni dopo aver avuto il suo ultimo figlio Francesco».

Quindi ad accudirvi era il papà?
«Si, ma io nel 1932 fui messa in collegio ad Alba dalle suore per frequentare la quinta elementare, nel mentre, davo una mano in cucina ed imparavo l’arte del cucito, che è stata poi la mia grande passione. Me la sono portata dietro per tutta la vita. Dopo il collegio, in tempo di guerra con il papà e il mio fratellino ci trasferimmo a Torino, città dove i miei fratelli maggiori lavoravano negli stabilimenti della Fiat».

Quando arrivò in terra biellese?
«Nel 1945, dopo la scomparsa di mio padre, venni subito a Ronco Biellese per ricongiungermi con mia sorella Rina. Lei viveva nel Biellese già da qualche anno. Qui conobbi Ugo Penna, ci innamorammo e l’11 novembre del 1948 convolammo a nozze. Dal nostro matrimonio nacquero Gian Franco e Raffaella».

Si trovò subito bene in questa nuova terra?
«Certamente, come dicevo, mi feci una famiglia e iniziai anche a lavorare. Ero alle dipendenze della ditta Buratti di Chiavazza. Gli anni trascorrevano e di momenti felici ne avevo vissuti tanti, ma la gioia più grande arrivò nel 1978 con la nascita del mio primo nipote Filippo. Nacquero poi anche Martina, Cecilia, Valeria e Benedetta. Nel 2011 diventai bisnonna. I miei pronipoti si chiamano: Mattia, Matilde e da poco Elena a cui faccio da baby sitter».

Come vive le sue giornate?
«La mia passione è il cucito e soprattutto il ricamo. Tutte le sere, seduta accanto al tavolo della cucina per essere più vicina alla luce della lampadina, lavoro incessantemente. Ricamo lenzuola, tovaglie e camicie».

Sono tanti i ricordi che affiorano nella sua mente, ma i più vivi quali sono?
«Rimangono senza dubbio quelli legati al lungo periodo trascorso con mio marito Ugo. Abbiamo trascorso un’intera vita insieme. Ci siamo amati e soprattutto rispettati dal 1948 al 2005, fino a quando purtroppo è venuto a mancare. Ha lasciato un grande vuoto incolmabile intorno a me. Ugo, è veramente stato un marito esemplare e un ottimo padre».
Mauro Pollotti

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