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I cormorani si sono innamorati del lago di Viverone

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Fino verso la fine degli anni ’80 nelle nostre zone biellesi e vercellesi la presenza del cormorano era rara; si osservavano alcuni individui durante il periodo migratorio primaverile quando il cormorano ritornava per la riproduzione verso gli Stati del nord Europa come Olanda, Germania, Danimarca, ecc. Infatti, fino a metà degli anni ’80 il lago di Viverone in inverno ghiacciava quasi tutto, ma anche le rogge e le lanche subivano le condizioni climatiche molto fredde. Per il cormorano e altre specie di uccelli era impossibile sopravvivere, quindi erano costretti a migrare.

A seguito dei cambiamenti climatici, per molte specie di uccelli viene resa possibile la permanenza sul nostro territorio. Trovando le condizioni alimentari favorevoli, rimangono tutto l’anno, anche per riprodursi, favoriti dall’immissione di specie ittiche a scopo sportivo, più facili da predare essendo animali allevati. Occorre ricordare che le acque non sempre sono pulite, ma inquinate o atrofizzate; nei fiumi vengono scaricate sostanze di scarto con la conseguenza di rendere i pesci meno reattivi.

La legge italiana e quella europea (la Direttiva Uccelli 79/409/CEE) evidenziano che il cormorano è una specie protetta e non cacciabile. Tuttavia, a livello locale, possono essere adottati provvedimenti di abbattimento selettivo, in deroga alla legge, qualora si dimostrino gravi danni alle attività di pesca o acquacoltura. Provvedimenti che, puntualmente, alcune regioni tra cui Lombardia, Sardegna, Veneto, E/R hanno realizzato appunto da diversi anni a questa parte. 

Le politiche di abbattimento, oltre ad accendere dibattiti dal punto di vista etico e a comportare costi non indifferenti per le amministrazioni locali, non risultano assolutamente efficaci nel lungo periodo. L’abbondanza dei cormorani tende infatti a convergere con la capacità portante dei sistemi acquatici. I cormorani tendono ad aggregarsi in gruppi piuttosto numerosi dove le condizioni sono più favorevoli, rimpiazzando in pochissimo tempo gli individui abbattuti. 

Di conseguenza, solo i mezzi di dissuasione incruenta determinano un efficace controllo sulle popolazioni svernanti, quali le barriere fisiche (reti sospese sull’acqua o rifugi per i pesci), i disturbi visivi (come strisce riflettenti) o acustici (cannoncini e spari a salve) ma soprattutto sia la disposizione di più metodi insieme che la creazione di zone rifugio per pesci e l’eventuale creazione di aree ad hoc disponibili per l’attività trofica della specie. 

Giuseppe Ranghino

(Delegato LIPU BI-VC)

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