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Giangi ricorda la super nonna tatuata

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A distanza di due anni Giangi Mano Libera, tatuatore di Biella, ricorda la sua cliente nonna. Lo fa con una foto su Facebook che sta diventando un vero e proprio contenuto virale

A distanza di due anni Giangi Mano Libera, tatuatore di Biella, ricorda la sua cliente nonna. Lo fa con una foto su Facebook che sta diventando un vero e proprio contenuto virale con i suoi 355 “mi piace”.

Si chiamava Clyde Sella era dei primi anni del Novecento e aveva 90 anni quando decise di farsi il suo primo tattoo.  Giangi e Clyde si conobbero al bar che si trova vicino al suo studio, “Il Baretto”.  Lui: tatuato, pieno di piercing, bomber, anfibi, con un aspetto decisamente rock e non esattamente da “bravo ragazzo”. Lei con i capelli sempre in ordine, il filo di perle, il tailleur, molto chic. Una strana coppia, insomma. Non esattamente vicini a livello esteriore, ma l’amicizia funziona diversamente, conta l’affinità d’animo. E Clyde era una nonna aperta, grintosa, dinamica. Così diventarono subito amici. Finché un giorno, al bar dove si incontravano sempre, Clyde gli confidò che da sempre desiderava tatuarsi una farfalla. Per Giangi una richiesta simile era il massimo, si trattava di una grandissima soddisfazione e soprattutto si trattava di un fatto che abbatteva completamente tutti quei pregiudizi che sempre avevano schiacciato il suo mondo. Così decise di regalarglielo per il compleanno e a studio chiuso soddisfò il suo desiderio, tatuandole la farfallina sulla spalla. I giorni successivi Clyde lo esibiva orgogliosa al bar, mostrandolo a tutti gli amici.

Finché l’anno dopo, sempre per il suo compleanno, ne chiese uno nuovo. Stavolta il nome del nipote, Filippo Orefice al  quale peraltro regalò il suo primo tatuaggio. E l’ultimo anno di vita si fece tatuare una rosa colorata. Insomma, ormai ci aveva preso gusto. Secondo Giangi era entrata nel  «giro vorticoso del tatuaggio – spiega –  nella vita facciamo un sacco di cose per fare contenti gli altri, con il tatuaggio non scendi a compromessi con nessuno, è una cosa che fai per te e nessun altro. Ti fa sentire libero». E Clyde era sicuramente una donna libera, forte. Lei che non temeva nulla, figuriamoci l’ago.

«Quando le feci il primo, inizialmente ci andavo con la mano leggera perché temevo di farle male, a un certo punto le chiesi se sentiva dolore e lei mi disse: le cose che fanno male nella vita sono altre» racconta Giangi. Sì, perché di dispiaceri Clyde ne aveva avuti di grossi, perdendo due figli. Ma sino all’ultimo ebbe il cosiddetto “argento vivo” addosso. Amata da tutti, sempre solare e in movimento nonna Clyde. «Era eccezionale e aveva così tanta vita che pensavo le fosse concesso il dono dell’immortalità» ricorda Giangi e la commemora con la foto Facebook più cliccata del Biellese.

Maria Adelaide Picci

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