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Don Andrea Giordano, il sacerdote biellese che attacca lobby e potenti

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In città è conosciutissimo. Padre di tre figli, sedici anni dopo essere rimasto vedovo, nel 2012 è diventato sacerdote. Va sempre in giro con il vestito talare, quello lungo, un po’ fuori moda agli occhi dei profani. Nel frattempo  continua la sua professione di geometra.

In città è conosciutissimo. Padre di tre figli, sedici anni dopo essere rimasto vedovo, nel 2012 è diventato sacerdote. Va sempre in giro con il vestito talare, quello lungo, un po’ fuori moda agli occhi dei profani. Nel frattempo  continua la sua professione di geometra.

Ma don Andrea Giordano è diventato un prete scomodissimo, aprendo un blog molto critico nei confronti della gerarchia locale. Il blog ha un nome che è tutto un programma: chiesacontrocorrente. Perchè chiesa? «Perchè – è la risposta – vi appartengo, in quanto battezzato, uomo, lavoratore, sposo, vedovo e prete». Perchè controcorrente? «Perchè tutto dipende da questo, vedere ciò che è semplice, la verità dunque la libertà». Perchè un blog: «Perchè – afferma il diretto interessato – è un modo facile per fare opinione».

Il suo credo è tremendamente banale: la chiesa, povera deve stare dalla parte degli ultimi di quelli che non hanno possibilità di far valere i propri diritti. Facile dirlo, molto difficile praticarlo, come ben sa lo stesso papa Francesco.

Con un simile “principio d’azione” di questo tipo don Andrea Giordano non ha impiegato molto a farsi terra bruciata. Diciamo, senza ombra di smentita, che non deve essere molto simpatico al vescovo mons. Gabriele Mana. In uno dei suoi ultimissimi scritti l’interessato racconta di come, all’interno di una farmacia cittadina grande, in uno spazio di  sei metri quadrati, sia stato bellamente ignorato dalla sua “segretaria” che altro non è una delle suore che operano all’interno della diocesi. Insomma, nemmeno un saluto.

Perchè questo distacco? Perchè don Andrea è molto critico nell’operato del suo diretto superiore. Tanto per fare un esempio, prendendo spunto dal senzatetto che per qualche tempo ha dormito nella galleria Leonardo Da Vinci, il sacerdote accusa la gerarchia locale di preoccuparsi di problemi che nulla hanno a che vedere con i veri bisogni degli uomini, e degli ultimi in particolare.

Ma piuttosto di perdere tempo nei classici giochi di potere come, ad esempio tanto per citare un fatto di queste ore, le  nomine in Fondazione Cassa di risparmio. Oppure impegnare risorse economiche per ridipengere lo stemma  del palazzo vescovile, e ancora – e questa è l’apoteosi finale – preoccuparsi  della ristrutturazione di piazza Duomo, da lui soprannominata “la piazza del faraone”. 

E ancora. «Ho partecipato ad un convegno – si legge in un altro post – e a porgere il saluto ai partecipanti si è presentato il card presidente della CEI, arcivescovo di Genova. Nel suo breve ma intenso intervento ha comunicato di avere concluso, dopo sei anni, la sua visita pastorale alle 216 parrocchie che costituiscono la sua diocesi. Mi fermo a questi dati, sei anni e 216 parrocchie, non voglio essere preciso sino al parossismo, come lo è stato il nostro vescovo nella lettera inviata alla parrocchia di S Stefano, e subito pubblicata sul bollettino parrocchiale, ma ciò che è evidente, anzi evidentissimo è che il nostro presule per visitare 114 parrocchie, tale il numero che compone la diocesi di Biella, dato estrapolato dalla lettera del vescovo pubblicata sul bollettino ha impiegato poco meno di 14 anni, e non ha la responsabilità e nè gli impegni di un cardinale».

Ma il sacerdote denuncia altre situazioni poco edificanti come, ad esempio, il tariffario non scritto per i quali i fedeli si sentono in dovere di fare offerte – se così possono essere definite – per la celebrazione di matrimoni, funerali e cresime e via dicendo.

Abbiamo citato qualche episodio ma sono solo alcuni dei tantissimi di cui don Andrea è stato testimone considerando che il blog, aperto nell’aprile dello scorso anno , viene aggiornato pressochè quotidianamente.
 Detto tutto questo non stupisce dunque il fatto che il sacerdote sia lasciato un po’ in disparte. Tanto per citare un altro piccolo ma significativo episodio della discriminazione a cui è sottoposto, l’apposito bollettino dicesano  riporta gli indirizzi e i contatti telefonici di tutti i sacerdoti tranne quello di don Alberto: a fianco del suo nome, non vi è nulla. E’ facile pensare che non sia un errore di stampa. 

Per chi volesse saperne di più: www.chiesacontrocorrente.it

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