Attualità
Da imprenditore ad artista autodidatta a scrittore
Giuseppe Nobile di “Incontri d’arte” realizza un grande studio durato 10 anni su Van Gogh.
![Da imprenditore ad artista](https://laprovinciadibiella.it/wp-content/uploads/2025/02/giuseppe-nobile.jpg)
Da imprenditore ad artista autodidatta e scrittore. Nonostante nella vita si sia occupato di tutt’altro, Giuseppe Nobile, 77 anni, ha maturato un’esperienza notevole in ambito artistico.
Sino a scrivere un libro sulla figura magistrale di Vincent van Gogh, tracciandone un profilo del tutto inedito. Inoltre fa parte del gruppo “Incontri d’arte” del Centro incontro cittadino.
Da imprenditore ad artista autodidatta a scrittore
Come nasce la passione per Vincent van Gogh?
L’interesse è iniziato leggendo le lettere che il pittore olandese scrisse al fratello e non sapevo che fossero ben 860, più tante altre. Mi ha colpito l’umanità del personaggio e il suo modo di interpretare la realtà. Nonostante non avesse studiato, aveva letto molto e conosceva tre lingue. Nelle lettere, tutte intense, scritte quasi giornalmente, si legge la sua biografia. Ho lasciato allora la storiografia normalmente diffusa e ho avviato uno studio durato quasi dieci anni. Ne è nata una raccolta di materiale di oltre 650 pagine, che ho poi scelto di accorciare.
Il volume autopubblicato “Vincent Van Gogh, l’ardua strada di un pittore maledetto” ne conta oltre 400 e contempla non soltanto la vita in società, ma anche quella pittorica. È corredato da immagini a colori che portano il lettore ad averne un profilo completo. È un’opera immensa e coinvolgente, ricca di note a piè di pagina, che conducono a ulteriori approfondimenti.
Nel testo, arriva a nominare il pittore per nome, Vincent, come se fosse un caro amico.
Van Gogh ha subito tante angherie, dalle denunce che non meritava ai sassi che gli lanciavano addosso attraverso la finestra aperta. Era considerato un pazzo, invece stava maturando la sua professionalità. Mi sono talmente appassionato, che in certi momenti mi sono venute le lacrime agli occhi. Mi sono immedesimato nel personaggio. Inizialmente avevo un’idea, come tutti, che Van Gogh fosse uno squilibrato, invece non è così. Ho scoperto che la sua storia, la versione diffusa così come la vulgata racconta, è costellata di aspetti non veri. Come il fatto che fosse un ubriacone, un pazzo, un morto di fame. Invece Van Gogh era affetto da una forma di autismo, scoperta 60 anni dopo la sua morte.
Presumibilmente Van Gogh pazzo non lo era per nulla.
I suoi erano i disagi portati dalla malattia, come il mangiarsi i colori o bersi la trementina, i cui effetti li scontava per mesi. Era un uomo molto colto, come tutti gli autistici. Conosceva a menadito la Bibbia, perché la sua vocazione era di diventare prete protestante, come il padre e il nonno. Pur avendo dipinto soltanto per 10 anni, mancò a 36, era sostenuto dal fratello con un compenso pari a quello di un impiegato di oggi. Era povero, nel senso che spendeva tutto per dipingere. Beveva, ma non era un alcolizzato. Piuttosto mangiava poco e malissimo. Anche la sua morte è stata travisata. Secondo me non è stato un suicidio e ci sono diverse ipotesi che lo confermano.
Van Gogh era stato respinto dalla società. Avrebbe voluto farsi una famiglia e non è vero che odiasse le donne. Non ha mai fatto male a nessuno. Anzi, difendeva le persone deboli, fragili, tanto che si era accasato. Il suo amore grande era una prostituta, aspetto che spiego bene nel testo. Ha avuto una vita breve, ma contorta. Ha vissuto pochi anni, ma intensi. In fondo al volume delineo anche i profili della madre e della cognata, che si era occupata della sua produzione artistica e delle lettere. Nonostante le persone vicine le avessero suggerito di cestinarle. Van Gogh è fra i pittori più quotati al mondo. Con lui, con quelle sue pennellate particolari, è nato l’espressionismo.
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