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Cossato-Neve Shalom: gemellaggio di pace che resiste alla guerra
Il progetto di Paschetto oltre 30 anni fa: «La chiave del successo del villaggio è la scuola»
Cossato-Neve Shalom: gemellaggio di pace che resiste alla guerra. In un mondo lacerato dai conflitti esiste un luogo dove pace e convivenza non sono solo parole, ma una realtà quotidiana.
È Neve Shalom/Wahat al-Salam, villaggio a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv dove ebrei, musulmani e cristiani vivono fianco a fianco. Un modello educativo che sfida l’odio e semina speranza.
Giuseppe Paschetto, ex assessore alla Pace di Cossato, è stato tra i promotori del gemellaggio con questa “oasi di pace”. Un legame che ha reso il comune biellese partecipe di un sogno universale: dimostrare che la convivenza è possibile, anche dove tutto sembra congiurare contro.
Cossato-Neve Shalom: gemellaggio di pace che resiste alla guerra
Si può dire che lei è stato il padre di quel gemellaggio. Quando è avvenuto e con quali finalità? A Neve Shalom era stato avviato un progetto di convivenza pacifica tra tutti gli abitanti di quella terra. In che cosa consisteva?
A fine 1989 nel mio ruolo di assessore a Cossato mi ero recato a Gerusalemme per l’iniziativa organizzata dal movimento pacifista “Peace Now”. In programma una catena umana attorno alle mura della città vecchia. Avevano aderito molti amministratori coordinati dal Centro enti locali per la Pace di Perugia. E poi incontri con i palestinesi dei territori occupati. Anche allora il clima era caldo. Era bastato poco per scatenare la furia delle polizia israeliana, che si era messa anche a sparare proiettili di gomma. Di gomma, ma pur sempre potenzialmente micidiali, tanto che una manifestante di Napoli aveva perso un occhio. Durante il soggiorno mi ero recato a Neve Shalom/Wahat as Salam (Oasi di pace) fondato nel 1972 da Bruno Hussar, tra Gerusalemme e Tel Aviv. Il villaggio era una vera oasi di pace. Ebrei, musulmani e cristiani vivevano insieme seguendo gli insegnamenti nonviolenti della loro scuola di pace in cui le lezioni erano bilingue. La realizzazione di un sogno. Al ritorno avevo proposto al comune il gemellaggio, stipulato all’inizio del 1992 con la presenza del console israeliano.
Oggi ci sono ancora rapporti tra Cossato e Neve Shalom?
Io avevo lasciato il comune nel 1993 dopo aver organizzato una visita del direttore della scuola di pace di NevèeShalom. Insieme avevamo curato un corso di formazione per insegnanti sulla nonviolenza nei rapporti interpersonali e tra le diverse culture. Con lui erano arrivati diversi ragazzini del villaggio, ospitati per una settimana da famiglie cossatesi. Negli anni successivi i rapporti erano continuati con gli assessori Marco Abate e Barbara Pietrobon, tornati in visita nel villaggio. Poi, con l’avvento della prima giunta Corradino, a quanto so i rapporti si erano interrotti.
Come si è evoluta negli anni la situazione a Neve Shalom?
Il villaggio negli anni è passato indenne attraverso mille bufere che hanno colpito l’area: il timone è rimasto saldo. La spirale dell’odio non ha mai fatto breccia. Il paese e la sua scuola di pace hanno continuato a essere il faro per tutti coloro che in Israele, Palestina e nel resto del mondo credono che quanto è stato realizzato. Da un modello su piccola scala si potrebbe realizzare modello straordinario da esportare a livello generale. Molto interessante la Beit Dumia-Bayt Sakina, spazio di meditazione senza simboli religiosi e uno dei simboli del villaggio.
Alla luce dei conflitti attuali, quale è la situazione adesso?
La rotta è rimasta inalterata principalmente perché tutto parte a livello scolastico, educativo, di formazione di una cultura consolidata di pace. Questo permette anche di riflettere e confrontarsi su temi drammatici come quello degli ostaggi o delle stragi a Gaza. La chiave del successo del villaggio è proprio nella scuola. Le cose potrebbero cambiare in tutta l’area solo se si metterà al centro come a Neve Shalom una progettazione scolastica che ruoti intorno al metodo di questa oasi di pace. L’alternativa sono molte future generazioni che cresceranno nell’odio e nel desiderio di vendetta da entrambe le parti. Sogno la realizzazione dell’insegnamento di Neve Shalom, più che con la costituzione di due Stati, con la creazione di una Federazione Israelo-Palestinese. Una struttura che permetta a tutti di vivere nella stessa terra con pari diritti, senza muri, confini e steccati.
Cossato ha attivato iniziative a favore di Neve Shalom, nel corso degli anni e recentemente?
La scorsa primavera il comune ha inviato una lettera di solidarietà e vicinanza in seguito alla tragedia iniziata nell’ottobre 2023. Un gesto molto apprezzato dai responsabili del villaggio. È da auspicare che il comune continui a mantenere i rapporti in modo bipartisan. Neve Shalom è un piccolo gioiello di convivenza pacifica tra diversi. Ed è motivo di orgoglio per Cossato essere parte di questo cammino che dovrebbe unire al di là delle appartenenze politiche.
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