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Così Biella è diventata una casa di riposo

Pausa caffè, la rubrica di Giorgio Pezzana

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Certo, ci sono stati tempi in cui si respirava un’aria più vivace, c’era qualche locale ove si poteva ballare, c’era qualche bar alla moda ove i giovani si affollavano, c’era un centro storico ove bastava passeggiare per incontrarsi, ma bastava anche il passeggio per il piacere di stare insieme

Che Biella negli ultimi decenni si sia lasciata prendere la mano dalla mania del decentramento non è solo una sensazione. Lo testimoniano svariate attività “spostate” altrove per non intasare il centro del capoluogo, che a forza di essere disintasato è diventato un deserto.

I primi a farne le spese furono i giostrai ed i circensi. In tempi remoti il luna park a Biella veniva allestito due volte l’anno in piazza Martiri, poi fu trasferito nell’area oggi occupata da un centro commerciale e dalle cosiddette “torri”, cioè una serie di palazzi tutti uguali, ma non fu ancora sufficiente. Il passo successivo portò giostre e circhi equestri tra le carceri ed il camposanto, lì almeno nessuno si sarebbe lamentato per il chiasso.

Fu poi la volta del mercato. Ridotto ai minimi termini quello di piazza Martiri, cancellato da tempo quello di piazza Cisterna al borgo storico del Piazzo, venne trasferito dietro allo stadio ove ora pare che il volume d’affari sia in caduta libera e ogni settimana ci si dibatte tra un lamento e una protesta.

E venne il tempo del nuovo ospedale, portato dalla centralissima via Carducci addirittura in un altro comune, a Ponderano, ove si fa una certa fatica a chiamarlo ospedale di Biella. E che dire del centro commerciale “Gli Orsi” che ha portato con sé svariate attività in precedenza ubicate in centro città o che avrebbero forse potuto andare a restituire slancio ad una via Italia sempre più desolante rispetto a quel “salotto” che per un certo periodo era stata.

In compenso, nel cuore del capoluogo, troneggia il fantasma di quello che fu l’ospedale degli Infermi, oggi ridotto a rifugio per balordi e senza tetto o palestra per sciagurati, come quelli che nei giorni scorsi si facevano i selfie sul tetto dell’edificio. Aumenta il numero delle serrande abbassate e sorridono solo coloro che avendo scambiato per anni la città per una RSA, ora finalmente possono dormire giorno e notte senza più il disturbo di voci, motori, vita.

E per confernare che “el tacòn l’è pegio del buso”, si porta annualmente quello che viene chiamato “mercato europeo”, ma che è in realtà una friggitoria a cielo aperto, lungo i viali dei giardini Zumaglini, cioè a una ventina di metri rispetto a dove un tempo sostavano luna park e circhi equestri, ora relegati nel suburbio di espiazione e morte. E c’è chi vagheggia di trasferire il mercato nell’ex ospedale. Forse sperando resti qualcosa dei reparti di terapia intensiva e rianimazione.

 

9 Commenti

9 Comments

  1. Gianluca Zerbini

    26 Gennaio 2023 at 9:30

    una tristezza profonda…
    nemmeno il carnevale che a quel tempo girava via Torino via lamarmora ecc …
    Grazie Giorgio dei bei ricordi di fasti ormai persi…
    non credo sia solo decentrate ma anche guadagno da fonti esterne… di chi sono gli orsi??
    un detto Veneto dice… l oseo ingordo se crepa il gozzo…

  2. Paolo Modenese

    26 Gennaio 2023 at 11:27

    Parzialmente d’accordo sullo spostamento delle attività commerciali. Essendo purtroppo un abituale cliente dell’ospedale posso garantire i vantaggi della posizione decentrata.
    Non condivido assolutamente l’idea che la qualità della oferta dal luogo di residenza sia direttamente proporzionale ai decibel che mi entrano in camera di notte. Soprattuuto se la mia sveglia, al contrario di quella di altri, suona alle cinque di mattina. Magari festivi inclusi.

  3. Agnese Coda

    26 Gennaio 2023 at 18:12

    Complimenti per il suo editoriale di cui condivido ogni parola. La decadenza è cominciata tanti anni fa e chi come me (biellese vivente in Lombardia) lo faceva presente veniva quasi insultata. I biellesi saranno contenti così. Cordialmente.

  4. Giorgio

    26 Gennaio 2023 at 22:29

    prima vOrfei ricordare che la fiera era davanti alla Vecchia Stazione del tram (ATL) e poi in Piazza Falcone.
    Vi vorrei ricordare che il Primo Cittadino ci ha detto che Biella sarà un Quartiere Satellite di Milano servita da treni diretti.E in questo periodo vorrei ricordare un GRANDISSIMO ANIMALE Vercellese “IL BABI “e quello che diceva ” Cari Biellesi non fate fiochè ” (anche se ne avremmo bisogno)

  5. Paolo Castellin

    27 Gennaio 2023 at 0:32

    Ma il signor Pezzana viene pagato per scrivere ovvietà spacciandole per verità rivelate? Di Soloni se ne trovano anche al bar sport e sinceramente si vorrebbe qualcosa di più positivo e propositivo. A piangersi addosso non ha mai risolto nulla.

    • Kevin Fettolese

      27 Gennaio 2023 at 15:33

      Ovvietà a cui si aggiunge l’immancabile stoccata al Mercato Europeo, grande “nemico storico” del giornale. Giornalismo da pulitzer.

  6. Antonio Latanza

    27 Gennaio 2023 at 16:31

    L’unica speranza di ringiovanimento della città è la possibilità a lungo termine di diventare un satellite abitativo di Milano, dato che quella città peggiora continuamente tra prezzi fuori da ogni logica e guerra all’auto (zona c, zona b e prossimamente limite 30 in tutto il comune, ma al contempo riduzione delle corse dei mezzi pubblici sia di superficie che interrati, dopo aver aumentato i biglietti, per una fantomatica riduzione dei costi…), il problema per Biella è che si è cominciato ad elettrificare dal lato sbagliato la linea ferroviaria, verso Torino… Comunque se si sbrigano a rimediare elettrificando anche verso Novara, si potranno finalmente avere treni diretti da e per Milano incentivando il pendolarismo.

  7. Alberto

    27 Gennaio 2023 at 19:36

    D’accordo con tutto quello che dice Giorgio.
    Però………
    Quali sono le proposte “concrete” per guardare in là dei ricordi e pensare al futuro di questa città.

  8. Bertilla Bertesina

    28 Gennaio 2023 at 22:05

    È vero che il mercato europeo è diventato “una friggitoria a cielo aperto”, comeSe esistesse soltanto un busigno primario da coltivare. Sono stata a Trento, dove il festival dell’economia mette a confronto il meglio delle culture mondiali attraverso manifestazioni convegni danze canti e anche cibi caratteristici,non solo salamelle birra e patatine fritte

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