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Cornuti e mazziati, i biellesi lavorano tanto ma guadagnano poco

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Cornuti e mazziati, i biellesi lavorano tanto ma guadagnano poco. I dipendenti biellesi del settore privato lavorano una media di 264,3 giorni all’anno, quasi nove mesi compresi sabato e domenica

Cornuti e mazziati, i biellesi lavorano tanto ma guadagnano poco. I dipendenti biellesi del settore privato lavorano una media di 264,3 giorni all’anno, quasi nove mesi compresi sabato e domenica, superati solamente da Lecco con 264,9

Cornuti e mazziati, i biellesi lavorano tanto ma guadagnano poco

A fianco di una marea di pensionati che fa di Biella una delle province più anziane di tutto il territorio nazionale, la nostra provincia detiene anche il record di lavoratori stakanovisti, quelli che si fermano – o sono costretti a fermarsi – solamente lo stretto necessario. Secondo l’analisi dell’onnipresente centro studi della CGIA di Mestre in questo senso i dipendenti biellesi del settore privato lavorano una media di 264,3 giorni all’anno, quasi nove mesi compresi sabato e domenica, superati solamente da Lecco con 264,9, vale a dire 18 giorni in più della media nazionale che è di 246.

Per quanto riguarda invece il capitolo stipendi, nel settore privato la media della busta paga non è pari alle ore lavorate. Con 24.890 euro Biella – seconda in Italia e quindi prima in regione per giorni lavorati – è al 20^° posto nella classifica nazionale, superata in Piemonte anche da Torino e Novara. Insomma nel Biellese non si guadagna per quanto si lavora.

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I dati nazionali

Al Nord si lavora in media 255 giorni all’anno, al Sud appena 228: in altre parole, ogni 12 mesi timbrano il cartellino 27 giorni in più rispetto. A pesare sono il lavoro nero e il precariato. È quanto emerge dall’analisi condotta dall’ufficio studi della Cgia.

Gli operai e gli impiegati con il maggior numero medio di giornate lavorate durante il 2023 sono stati quelli occupati nella provincia di Lecco (264,9 giorni). Seguono i dipendenti privati di Biella (264,3), Vicenza (263,5), Lodi, (263,3), Padova (263,1), Monza-Brianza (263), Treviso (262,7) e Bergamo (262,6). Le province dove i lavoratori sono stati meno in ufficio o in fabbrica durante il 2023 sono quelli di Foggia (213,5 giorni), Trapani (213,3), Rimini (212,5), Nuoro (205,2) e Vibo Valentia (193,3).

La media italiana è stata pari a 246,1 giorni. Svettano le regioni del Nord con in cima la Lombardia (258 giorni), seguita a ruota da Piemonte (256,8 giorni), Veneto (256,2 giorni), Friuli-Venezia Giulia (255 giorni), Emilia-Romagna (251 giorni)

Piemonte sopra la media

Dietro Biella, la più “stakanovista”, in Piemonte superano la media nazionale tutte le province, ad eccezione del Verbano-Cusio-Ossola che con i suoi 240,8 è fanalino di coda e al 56° posto nella classifica. Nel dettaglio Novara è al 13° posto (259,1 giorni), Alessandria (al 14° con 258,8 giorni), Asti (19° con 257,4 giorni), Torino (20° con 257,4 giorni), Vercelli (24° con 255,9 giorni), Cuneo (32° con 253,7 giorni).

Ovviamente, nelle aree geografiche del Paese dove le ore lavorate sono più elevate, anche la produttività è maggiore e conseguentemente gli stipendi e i salari sono più pesanti. Se, come riporta lo studio, al Nord la retribuzione media giornaliera nel 2023 era di 104 euro lordi, al Sud si è fermata a 77 euro (con una differenziale del 35%). Per quanto concerne la produttività, invece, al Nord era superiore del 34% rispetto a quella presente nel Sud.

Ecco le retribuzioni medie lorde

Dall’analisi provinciale delle retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato emerge che, nel 2023, Milano è stata la realtà dove gli imprenditori hanno erogato gli stipendi medi più elevati: 34.343 euro. Seguono Monza-Brianza con 28.833 euro, Parma con 27.869 euro, Modena con 27.671 euro, Bologna con 27.603 euro e Reggio Emilia con 26.937 euro. In tutte queste realtà emiliane, la forte concentrazione di settori ad alta produttività e a elevato valore aggiunto ha garantito agli addetti di questi territori buste paga molto pesanti. Nella realtà piemontese hanno buste paga più pesanti i lavoratori di Torino (26.426 euro) e Novara (25.246 euro), seguono Biella (24.890 euro), Alessandria (24.682 euro), Vercelli (24.671 euro) e di Cuneo (24.153 euro). Sotto la media nazionale Asti (23.559 euro) e il Verbano-Cusio-Ossola (20.722 euro)

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