Attualità
Biellese: “Frequenza di temporali forti sempre più elevata, basta guardare la media delle trombe d’aria”
Simone Ippolito, direttore dell’Osservatorio meteosismico di Cavaglià, prova a spiegare che cosa sta succedendo
CAVAGLIA’ – «L’estate biellese anomala? Magari fosse una questione locale, è un problema che riguarda tutto il mondo».
Dopo le recenti violente precipitazioni che hanno colpito la nostra provincia e quelle vicine, Simone Ippolito, direttore dell’Osservatorio meteosismico di Cavaglià prova a spiegare che cosa sta succedendo.
«È tutto collegato al surriscaldamento globale – premette -. Più calore, significa più acqua che evapora, più energia che rimane sospesa nell’aria e, in automatico, precipitazioni più energiche e prepotenti».
Un fenomeno globale, appunto, che però può essere misurato anche a livello locale: «Da quando ho iniziato, dieci anni fa – racconta – la temperatura media nel Biellese e nel Vercellese si è alzata di 0,7 gradi. E’ tantissimo in un lasso di tempo così limitato. E questo ha effetti che già si vedono ampiamente. Un altro esempio? In occasione della prima ondata di maltempo che ha colpito soprattutto il Vercellese ho registrato venti a 110 chilometri orari, un record mai toccato in pianura da quando ho la stazione meteo qui».
Se il presente non è allettante, le prospettive per il futuro sembrano ancora più preoccupanti: «Dobbiamo abituarci – sottolinea ancora Ippolito -, la frequenza di temporali forti sarà sempre più elevata, basta guardare la media delle trombe d’aria. La natura si sta semplicemente adeguando a tutta questa energia nell’atmosfera. Andremo verso inverni sempre più secchi e con poche precipitazioni ed estati caratterizzate da intensi fenomeni atmosferici, in stile tropicale».
Dalle sue parole sembra quasi un percorso inevitabile… «A mio avviso – conferma – il punto di non ritorno lo abbiamo già superato, consideri che stiamo assistendo già ora a fenomeni previsti in teoria tra 20-30 anni. Qualcosa si sta facendo, soprattutto nel tentativo di ridurre le emissioni di CO2, ma non è sufficiente, anche perché una volta che si è messo in moto un cambiamento climatico come questo, non è così semplice rimediare».
La parola d’ordine sembra essere instabilità. Potremo avere inverni miti, come negli ultimi anni, come inverni particolarmente rigidi «perché spesso si passa da un picco all’altro».
«Il paradosso – continua l’esperto – è che il surriscaldamento ci porterà ad assistere a eventi insoliti, come temperature elevate al Polo e nevicate sul Sahara. Questo perché il clima mite al nord porta l’alta pressione dove prima non c’era e questo consente discese artiche imponenti verso sud».
Sembrano discorsi complessi, senza un impatto reale sulle nostre vite eppure non è così: «Le faccio un altro esempio. Se i ghiacci polari continuano a sciogliersi, il livello degli oceani si innalza e avviene una desalinizzazione dei mari. Da questo deriva anche il cambiamento della circolazione delle correnti e di conseguenza del clima».
Quindi non possiamo fare che abituarci ad assistere sempre più spesso a trombe d’aria come quella di una decina di giorni fa? «Sì, anche se tecnicamente quella non era una tromba d’aria. In realtà si tratta di un downburst, in parole povere una nuvola che ha così tanta acqua in sospeso che collassa per il peso. Scendendo verso il suolo innesca correnti orizzontali molto forti e improvvise in maniera circolare, un po’ come i cerchi che si creano quando colpiamo il pelo dell’acqua. Può durare da 10 a 15 minuti e avere effetti anche peggiori di una tromba d’aria, perché il raggio è molto più ampio».
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