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Alzheimer e demenze senili: nel Biellese 7.600 casi

Il dramma dei caregiver, tra rinunce al lavoro e spese che arrivano a 1.800 euro al mese

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alzheimer e demenze senili

Alzheimer e demenze senili: nel Biellese 7.600 casi. Con oltre 166mila casi soltanto in Piemonte, le forme di disturbo cognitivo si stanno affermando come una delle principali cause di disabilità. Con proiezioni che indicano una progressiva crescita, anche in relazione all’invecchiamento della popolazione.

Alzheimer e demenze senili: nel Biellese 7.600 casi

L’Italia, dove le persone con demenza o un disturbo cognitivo lieve sono circa due milioni, ha messo in campo importanti risorse finanziarie. Che possono essere investite promuovendo la sinergia tra sanità pubblica, assistenza socio-sanitaria e ricerca scientifica. Quest’ultima negli ultimi anni, ha fatto importantissimi passi avanti dal punto di vista diagnostico-terapeutico, dell’innovazione e della tecnologia.

Molto, però, resta ancora da fare per garantire un equo accesso ai servizi di assistenza, diagnosi e cura, che in un futuro prossimo possa includere nuovi farmaci. Di questo, e molto altro, si è parlato a Torino in occasione del convegno “Nuove sfide per il disturbo cognitivo. Traiettorie da esplorare”.

I dati del Piemonte e del Biellese

In Piemonte, le persone con demenza, di cui l’alzheimer rappresenta il 60-70% dei casi, costituiscono una sfida crescente per il sistema sanitario e sociale. Secondo il report dell’ISS del 2024, si stimano oltre 92mila casi di demenza tra gli Over65 e più di 1.700 casi di early onset (demenza ad esordio precoce) tra i 35 e i 64 anni. A questi si aggiungono circa 74.500 persone affette da Mild Cognitive Impairment, condizione di declino cognitivo lieve che può evolvere in demenza. Le donne risultano maggiormente colpite rispetto agli uomini, con un rapporto di 2,3 nella fascia d’età più avanzata.

La distribuzione dei casi di demenza nelle province evidenzia che Torino è la più colpita, con oltre 47mila casi tra gli Over65 e più di 880 casi di demenza ad esordio precoce. Seguono Cuneo e Alessandria, rispettivamente con circa 11.600 e 9.600 casi nella popolazione anziana. Mentre nelle province di Novara, Biella e Asti il numero di persone affette supera le 4.000 unità ciascuna. Nel Biellese sono esattamente 4.304. Ma se si aggiungono anche i casi di demenza meno gravi dell’alzheimer il totale arriva a 7.678.

Il dramma dei caregiver

La demenza rappresenta una sfida non solo sanitaria, ma anche sociale ed economica per le famiglie dei paziento. Come emerge da un’indagine dell’ISS che in Piemonte ha coinvolto 169 caregiver di persone affette da demenza, evidenziando l’impatto profondo della patologia.

Il caregiver, nella maggior parte dei casi (72,8%), è una donna con un’età media di 57,9 anni, spesso figlio/a (67,5%) o coniuge (24,9%) del malato. Circa la metà dei caregiver vive con il paziente e il 61,5% lavora, dovendo bilanciare l’impegno lavorativo con una media di 8,5 ore di assistenza quotidiana. Il supporto esterno è presente, ma non sempre sufficiente. Il 44,4% delle famiglie si avvale di un caregiver formale o badante, prevalentemente donne (92%) con un’età media di 51,2 anni. Tra questi, il 58,7% è di nazionalità straniera.

Il peso economico della demenza è elevato. Il costo medio per famiglia in Piemonte è di 1.404 euro al mese, superiore rispetto alla media nazionale. Se il paziente è assistito a casa, la spesa si aggira intorno ai 1.333 euro mensili, mentre per chi è istituzionalizzato si arriva a 1.896 euro. Questi costi gravano enormemente sui bilanci familiari, rendendo ancora più complessa la gestione della malattia. Anche la percezione dei servizi dedicati alla demenza è critica. Il 37% dei caregiver piemontesi esprime un giudizio negativo o molto negativo, sebbene la percentuale sia inferiore alla media italiana (43%).
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