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Adunata Alpini Biella 2025 – LA PREGHIERA DEL MULO E IL LEGGENDARIO IROSO

“Sarò il tuo amico prezioso”

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Accanto alla Preghiera dell’Alpino c’è anche la Preghiera del Mulo. Di seguito il testo così come pubblicato sulla rivista “L’ALPINO” il 31 marzo 1948.

La preghiera del mulo

«A te, mio buon conducente, rivolgo questa preghiera.

Dammi sempre da mangiare e da bere e quando il mio lavoro è finito provvedimi un riposo comodo; se non puoi darmi una lettiera asciutta e pulita in uno stallo largo e areato, fa almeno che possa riposare su un terreno pianeggiante, senza pantano, che sia al riparo dai venti durante le stagioni fredde che sia all’ombra durante l’estate.

Quando rifiuto il cibo guardami in bocca, può darsi che qualche male alle gengive od alla lingua mi impedisca di mangiare, avverti sempre di questo i tuoi superiori.

Siccome io non posso dirti quando ho sete, fammi bere spesso acqua fresca e pulita, anche durante il lavoro; lasciami il tempo perché possa mangiare tutta la mia razione di fieno e di avena.

Parlami, la tua voce è talora più efficace della frusta e delle redini, accarezzami sovente perché io possa imparare ad amarti ed a servirti meglio.

Ogni giorno esamina i miei piedi, assicurati che i ferri siano ben attaccati, governami con dolcezza, non farmi male con le striglia, adopera di preferenza la spugna bagnata.

Non tagliarmi la coda, privandomi così della mia miglior difesa contro le mosche ed i tafani che mi tormentano.

Non fare strappate alle redini, e, nelle salite, non mi frustare!

Non darmi calci, non battermi quando io non capisco quello che vuoi, ma fa che io possa intenderti.

Se mi rifiuto, assicurati che il morso o il basto non siano fuori posto, e che non vi sia qualche cosa nei piedi che mi da dolore. Se mi adombro, non percuotermi, ma pensa che ciò può dipendere da qualche cosa che mi impedisce di veder bene, o da difetto alla mia vista.

Non obbligarmi a portare un peso eccessivo alle mie forze, guarda che il carico sia ben equilibrato quando cado, abbi pazienza ed aiutami, e se inciampo, considera che ciò non dipende da colpa mia, considera il terreno accidentato che mi fai percorrere, non darmi frustate che mi rendono pauroso e nervoso.

Se hai un poco di cuore non attaccarti alla mia coda durante le salite; pensa che io ho già un carico da portare e che se tu pure ti fai trascinare, accresci di molto la mia fatica, pensa quale dolore procuri tirando per tanto tempo la mia povera coda!

Cerca di ripararmi dal sole. Nelle soste, quando fa freddo, o sono sudato, mettimi una coperta addosso; ricordati però di levarla quando lavoro.

Vogliami bene, mio buon conducente; curami che in guerra ti sarò molto utile.

Ti sarò l’amico prezioso».

Il leggendario Iroso, l’ultimo

Il 29 aprile 2019 moriva Iroso (nella foto), l’ultimo mulo che era stato in forza alle truppe alpine. Aveva 40 anni, equivalenti a 120 per un uomo. Iroso, numero di matricola 212 scolpito sullo zoccolo e in forza alla disciolta brigata Cadore, era ormai quasi cieco e acciaccato dal peso degli anni. Era stato salvato dal macello il 7 settembre 1993 quando, una volta dismesso dall’Esercito, era stato messo all’asta. Per sua fortuna e di altri 12 muli, era stato acquistato per la somma di 1.250.000 lire da un ex alpino, Antonio De Luca e da allora, accudito in maniera maniacale, era diventato una celebrità.
«Come tutti i veri alpini, anche il generale Iroso non è morto, è semplicemente andato avanti, per restare sempre nei nostri cuori», era stato il commento del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.

 

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