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Gara di solidarietà per trovare lavoro al papà che si è rivolto al giornale

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La pubblicazione dell’appello di Gianluca Pietrinil, papà in cerca di un lavoro e di giustizia per il torto subito dal precedente datore di lavoro, ha sollevato un polverone su internet.

La pubblicazione dell’appello di Gianluca Pietrinil, papà in cerca di un lavoro e di giustizia per il torto subito dal precedente datore di lavoro, ha sollevato un polverone su internet. Come sempre quando si parla di problemi attuali e molto condivisi com’è quello della disoccupazione, sono in tanti a voler esprimere il proprio parere o a rispondere con la propria esperienza.

La decisione di pubblicare la storia di Gianluca come esemplare del brutto periodo che in molti stanno attraversando ha suscitato reazioni contrastanti, tra le quali non sono mancate le polemiche al giornale. «Non mi pare giusto accendere i riflettori su una storia come tante solo per occupare spazio sul giornale, anzi forse ce ne sono di ben più gravi …» è la frecciata lanciata da Alessia. Ma c’è da risponderle che il protagonista di questa storia,  tra tutti coloro che si aggregano al coro dei “disperati senza lavoro” su Facebook,  è stato il primo a volersi esporre pubblicamente come ultimo disperato tentativo. Un tentativo che alla fine ha premiato la sua idea: non sono passati che pochi giorni dalla pubblicazione dell’articolo quando un professionista locale ha chiamato in redazione, dichiarandosi disponibile ad assumere il ragazzone che aveva trovato in prima pagina. La polemica si trasforma così in storia a lieto fine, e il caso singolo e replicato in tante, troppe altre storie biellesi si fa fonte di ottimismo e speranza per chi, come Gianluca, continua a cercare lavoro. E i commenti di Facebook dimostrano che sono in tantissimi.

«Siamo in tanti disperati» scrive Umberto, cui fa eco Yanelis: «Anch’io sono da due anni senza lavoro e con un padre anziano da mantenere»; Nino: «Siamo davvero in tanti senza un lavoro in famiglia… Date a tutti un’alternativa!»; Alessandro: «Siamo tutti disperati qua, apri una partita Iva ed inventati il lavoro come stiamo facendo in molti». Le difficoltà tirano fuori il lato peggiore di molti, c’è così chi commenta con un fuori luogo «Mettiti in fila» o «Prendi il biglietto e mettiti in coda».

A compensare rabbia e frustrazione arrivano tante dimostrazioni di solidarietà, tra cui guadagna consenso quella di Catiuscia: «Solidarietà, questa sconosciuta. Chissà, magari questo signore chiede aiuto perché non ce la fa più psicologicamente! Ma vedo che ormai ognuno pensa per sé, poi uno si suicida e allora tutti a scrivere “poverino, rip”». Si mette dalla parte di Gianluca anche Claudia, che scrive: «Di storie ce ne saranno anche di più gravi, ma almeno lui ha il coraggio di mostrarsi… Tanti biellesi se la tirano e in casa mangiano pane e cipolla».

C’è chi afferma di conoscerlo e lo definisce «un ragazzo sempre pronto ad aiutare il prossimo, che si trova in questa situazione per colpe non sue e se ha fatto questo non è per chiedere carità ma per avere quello che la legge ha stabilito» (ndr. i famosi 7000 euro di liquidazione e vecchi stipendi che il vecchio proprietario dovrebbe ancora pagargli). Alcuni non risparmiano le critiche a Biella, così Cristian: «Se è il caso bisogna andare via da Biella! Io l’ho fatto, non c’è alternativa»; Pietro: «Biella è finita, tagliata fuori da tutto, poche speranze qui, fossi più giovane sarei già filato via da qua».

Ironizza Alberto, punzecchiando l’amministrazione locale: «Ah, se solo si potesse ancora pattinare in piazza Duomo… Bei tempi quelli».

Gaia Quaglio

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