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Perchè si fa volontariato

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Questa settimana la cronaca locale ha dato risalto alle ricerche di persone “scomparse” a cui hanno partecipato numerosi volontari. Da qui l’idea di dare una spiegazione al perché una persona fa volontariato.

Questa settimana la cronaca locale ha dato risalto alle ricerche di persone “scomparse” a cui hanno partecipato numerosi volontari. Da qui l’idea di dare una spiegazione al perché una persona fa volontariato.

Il volontariato è connotato, per sua definizione e per suo statuto, da una motivazione prosociale, dal valore della solidarietà, dall’altruismo, dalla reciprocità e dalla gratuità. Secondo i dati statistici, le regioni con il più alto numero di organizzazioni iscritte agli albi provinciali e regionali sono: Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Sardegna e Toscana.

Il volontario “tipo” ha un’età compresa tra i 30 e i 54 anni e non esistono sostanziali differenze di genere. Le motivazioni che spingono a svolgere un’attività a favore degli altri possono essere legate a ragioni personali (una propria sofferenza o la sofferenza di una persona vicina), ideologiche, religiose o politiche. Non necessariamente queste motivazioni hanno un puro “movens” prosociale; infatti svolgere tale attività può aumentare la stima in se stessi perché fa sentire utili e indispensabili per qualcun altro oppure occupare il proprio tempo libero o ancora conoscere altre persone, nascondendo così una vena egoistica spesso inconscia.

Esistono poi altri tipi di motivazioni come cercare di entrare a far parte di uno specifico gruppo, ricevere approvazioni, incrementare le prospettive di lavoro, attenuare il senso di colpa o acquisire nuove competenze.

Soddisfazione, impegno nell’organizzazione e un’identità di ruolo sono alcune variabili che incidono sull’intenzione a continuare. Questi sono anche i motivi per cui molte persone anziane si dedicano al volontariato: dopo una vita lavorativa e piena di impegno, trovano il modo di occupare positivamente il tempo aiutando gli altri e facendo nuove amicizie, mantenendo così la sensazione di poter essere sempre utili anche quando i figli hanno “lasciato il nido”.

Questo benessere psicologico che ne deriva permea comunque ogni età del volontario. E allora non ci resta che ringraziare queste persone ricordando che aiutare i deboli rende più forti.

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