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Il biellese balla con i lupi?
Su questo giornale è comparsa una lettera di un cacciatore che parla del ritorno dei lupi nel territorio biellese. Il cacciatore si spinge addirittura a parlare di “branchi di lupi” che, aggirandosi nelle nostre vallate, potrebbero attaccare l’uomo se va “per i boschi a correre, in bici, a piedi o a farsi una passeggiata”.
Su questo giornale è comparsa una lettera di un cacciatore che parla del ritorno dei lupi nel territorio biellese. Il cacciatore si spinge addirittura a parlare di “branchi di lupi” che, aggirandosi nelle nostre vallate, potrebbero attaccare l’uomo se va “per i boschi a correre, in bici, a piedi o a farsi una passeggiata”.
Il cacciatore mette in guardia o, più semplicemente, diffonde il panico? Io propendo, decisamente, per la seconda ipotesi. Primo: i lupi in tutto il territorio italiano da recenti statistiche non supererebbero le mille unità e si concentrerebbero sugli Appennini abruzzesi. Un po’ improbabile quindi che nel nostro piccolo territorio prealpino si possano trovare “branchi di lupi”.
Secondo: alcuni anni fa si parlò di un solo avvistamento sopra il Margosio verso la Valsesia. Notizia così precaria che non trovò seguito successivamente.
Ci sono – e questo è un fatto – branchi di cani inselvatichiti che girano in branco soprattutto nella Valle del Cervo e che sono da tempo attenzionati dalle autorità preposte. Nessun rischio quindi di incorrere in branchi di “canis lupus” che, comunque, darebbero al nostro territorio una specificità unica tra gli ambienti prealpini piemontesi, liguri e lombardi.
Perché però si ha tanta paura dei lupi? In antichità, per esempio nella Mitologia scandinava e giapponese, i lupi erano considerati animali quasi divini. Gli scandinavi credevano che il lupo Fenrir fosse un figlio di Loki (dio dell’astuzia e del caos). In altre culture, i lupi svolgevano un ruolo importante nei miti di fondazione: i turchi, i mongoli e gli ainu credevano che i lupi fossero i loro antenati. I lupi venivano associati con il sole in alcune culture eurasiatiche: gli antichi greci e romani collegavano il lupo con il dio Apollo mentre i galli associavano il lupo con Belanu (divinità della luce). Il lupo fu stimato dai daci, il cui nome deriva dalla parola gallica daoi, che significa «popolo lupino». Essi credevano che il lupo fosse signore di tutti gli animali, e l’unica vera protezione contro il male.
Sono le fiabe e la letteratura ad aver costruito tutte le paure che, fin da piccoli, coltiviamo verso questo animale: da “cappuccetto rosso” ai “tre porcellini e il lupo” per esempio. In verità questa società, la nostra, vive molto più di paure che di miti e diventa facile distillare fobie e soluzioni irrazionali per placarle. Avviene tutti i giorni quando parliamo di profughi e migranti. Avviene verso i “diversi” o i “malati” che non rientrano nella “norma” che ci viene presentata dai mass media. Ci accaniamo quindi verso il “selvatico”, immaginando che questo sia portatore di drammi, lutti e sconvolgimenti e non ci accorgiamo che stiamo confondendo i (veri) lupi con (improbabili) agnelli.
Roberto Pietrobon
www.alasinistra.org
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