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Museo del territorio: continuano le donazioni

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Il Museo del Territorio, in particolare per la sezione Storico-Artistica, ha un ricco e prezioso patrimonio in gran parte costituito da donazioni provenienti da collezioni private.

Il Museo del Territorio, in particolare per la sezione Storico-Artistica, ha un ricco e prezioso patrimonio in gran parte costituito da donazioni provenienti da collezioni private.

Non solo la collezione Guagno-Poma–Masserano, i capolavori donati dal Sindaco Blotto Baldo (Longoni e Carrà), i quadri di Enrico Lucci (tra i numerosi citiamo Balla, Chagall, Fattori, Magritte, Dalì, De Chirico), il fondo Bora, ma anche il recente dono di un’opera di Bozzalla e di un acquerello di Ranzoni, il multiplo di Pistoletto donato dal club di servizio Rotary di Valle Mosso, per non dimenticare il cospicuo deposito in comodato delle opere di Sandrun, testimoniano un rapporto di fiducia nei confronti del Museo e di generosa volontà di condividere con i cittadini la bellezza.

“Siamo molto onorati di comunicare – fanno sapere dal Museo – che proseguono le buone pratiche di donazioni di opere significative, oltre a donazioni in denaro. In un periodo di generale difficoltà economica per le amministrazioni e per la cultura nello specifico, sottolineare come nella nostra città si sviluppino momenti virtuosi di supporto alla vita del museo è una grande soddisfazione per tutti. E’ giusto insistere nel riconoscere come molti cittadini pensino al beneficio che la loro donazione apporta al Museo: sono sempre azioni che avvengono sottotraccia, perché sono donatori che non vogliono apparire, non ostentano”.

Nello specifico le opere che sono state donate sono le seguenti.

  • Donazione dovuta a disposizione testamentaria del dott. Vittorio Bracco, deceduto a Biella il 19 gennaio 2013 – esecutore il fratello dott. Paolo Bracco

Autoritratto di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone (opera di grande valore, è l’unico autoritratto conosciuto dell’artista)

Olio su tela incollata su tavoletta cm 56×45,5×5,5 (con cornice) cm 44,5×34 (senza cornice)

Il ritratto a mezzo busto è stato ritenuto l’autoritratto del Morazzone e presentato con indicazione “collezione Bracco, Biella” alla mostra monografica, curata da Mina Gregari nel 1962. Sul catalogo della mostra viene presentato come “ritratto con la sola testa”con l’indicazione che “sulla tela è la scritta non antica «Moraz-ono P.» ma la fattura lo autorizza a crederlo di mano del Morazzone o di un suo diretto seguace”. Sia da un punto di vista tecnico che d’impostazione, il ritratto può essere ascritto al primo Seicento e all’ambiente del Morazzone.

Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone (Morazzone, 1573 – Piacenza, 1626) figura tra le più rappresentative del Seicento lombardo si forma a Roma in ambito caravaggesco e lì conobbe le opere del Caravaggio e dei manieristi attivi a Roma. Poté così riprendere, entro i termini del manierismo settentrionale, la ricerca di un colore ricco e profondo, di una drammaticità acuta, di una libera alternanza di luce e d’ombra, con risultati intensamente poetici. Le sue opere principali sono i grandi affreschi del Sacro Monte di Varallo (1602-12) e di quello di Varese, altri affreschi in S. Gaudenzio di Novara (1620) e parte della decorazione della cupola del duomo di Piacenza, in cui si mostra decoratore geniale sulle orme di G. Ferrari. Le sue tele (S. Francesco, Brera), in cui sono ricercati violenti e tenebrosi effetti di luce, testimoniano una sensibilità tormentata a cui si ricollegano Francesco del Cairo e Alessandro Magnasco. L’Autoritratto del Morazzone presenta caratteri tipici della ritrattistica romana d’inizio Seicento, d’ascendenza berniniana.

Sposalizio della Vergine, disegno di scuola vercellese, registrato nell’atto di donazione come attribuito a Giovenone (Attribuzione da accertare con specialisti – opera di grande valore che bene si inserisce nel nostro patrimonio: vedi opere già esposte della scuola vercellese di Lanino, Defendente Ferrari, etc.)

Disegno, matita e biacca su carta cm 71,5x60x4,5 (con cornice) cm 51,5×39,5 ( senza cornice)

Il disegno su carta bruna è stato realizzato su un unico foglio e presenta una iconografia comune sia alla produzione pittorica di Gaudenzio Ferrari che Bernardino Lanino. La sovrapposizione di temi e iconografie tra le due botteghe è fenomeno piuttosto diffuso, ne è palese prova il tema del Compianto di Cristo morto sviluppato dai due artisti nelle opere oggi conservate presso la Galleria Sabauda.

Gaudenzio Ferrari sviluppa tale tema in San Cristoforo a Vercelli, ma sembra più opportuno legare il disegno preso qui in esame allo Sposalizio della Vergine realizzato da Bernardino Lanino nel Duomo di Novara. Tuttavia, risulta possibile metterlo in relazione con un altro disegno di Gaudenzio Ferrari conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, dove si riscontrano stringenti corrispondenze iconografiche (pubblicato sul catalogo della mostra di Vercelli su Gaudenzio Ferrari del 1956, tav. 109 e messo in relazione con il n. 108 conservato presso il Fogg Museum).

Un più approfondito studio potrà certamente portare a identificare con maggiore precisione l’autore del disegno e definire meglio la pertinenza dei raffronti. Esso tuttavia testimonia le modalità di funzionamento delle botteghe artistiche cinquecentesche che utilizzavano tali materiali (dal disegno al cartone preparatorio)

per rappresentare i differenti gradi di finitura formale rispetto all’opera dipinta: in alcuni casi erano disegni preparatori e conclusivi nel processo creativo ed esecutivo, in altri casi disegni tratti dalle opere finite, per memoria e uso di una o più botteghe, variabili secondo le scelte creative dell’artista.

La donazione comprende anche la somma di 20mila euro da impegnare entro un anno dalla formalizzazione dell’arrivo delle opere al museo per le spese di ostensione delle stesse (illuminazione, bacheca di sicurezza, etc.).

  • Donazione di dieci opere dell’artista biellese Mario Carletti dagli eredi di  Aldo e Andreina Zegna di Monterubello insieme a testi, opere a stampa e cataloghi legati all’attività dell’artista
  1. Piccola Natura Morta,1947 58×55
  2. Nicole, 1948 66×80
  3. Paesaggio,1948 100×80
  4. L’Algerina, 1948 100×70
  5. Il Sole, 1949 70×90
  6. Talia Bush, 1949 60×50
  7. Ballerina, 1949 100×65
  8. Ritratto di Donna 70×50
  9. Porto con barche, 1953
  10. Paesaggio a New York, 1955

Mario Carletti (Torino 1912-Cossato 1977)  fu pittore disegnatore, litografo e incisore atipico, fuori da ogni scuola. Eseguì una serie di incisioni sul Vangelo secondo Giovanni; partecipò per diversi anni alle esposizioni delle Promotrice di Torino e alla Biennale di Venezia. Ha ricevuto numerosi premi in varie rassegne in Italia negli anni Settanta.

  • Donazione di opere di Eugenio Gaia da parte dell’erede sig. Silvana Magrini (arricchisce il patrimonio collegandosi ad opere già possedute dal museo dell’artista biellese)
  1. Autoritratto giovanile (1901)
  2. Autoritratto
  3. Ritratto di Luigia Guelpa, moglie di Eugenio Gaia
  4. Ritratto di Anna Gaia, figlia dell’artista ( opera di grande formato)
  5. Ritratto di Anna Gaia da giovane

Eugenio Gaia nasce a Ronco Biellese l’11 novembre 1867 e muore a Biella il 1 dicembre 1961. Nel 1933 egli risulta impegnato in qualità di insegnante di disegno della Regia Scuola Commerciale di Mosso.  La sua attività artistica è per ora documentata solo dalla partecipazione alle prime due edizioni delle mostre della Società “Per l’arte” di Biella, che riprende il modello della Società Promotrice e consente agli artisti la vendita diretta delle proprie opere. La prima edizione, svoltasi nel 1923, è presieduta da Luigi Boffa-Tarlatta, la successiva da Alessandro Roccavilla (1924). L’elenco delle opere presentate da Gaia nel 1923 comprende ben ventisei dipinti dai soggetti piuttosto eterogenei: alcuni paesaggi tra i quali “Porta Nord del Piazzo (pastello)” e “Il torrente Riasca”, numerosi i ritratti di cui ben sei ritratti di famiglia e diversi soggetti floreali. Più contenuta la partecipazione alla successiva edizione del 1924: delle otto opere presentate sei sono ritratti, tra i quali “Autoritratto” e “Mia Madre”.  L’impressione che si ricava è che egli sia stato attivo soprattutto come ritrattista. Il museo già possiede due suoi dipinti: Paesaggio campestre e Paesaggio fluviale.

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