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Economia

Ecco la Biella del futuro, unita e più aperta

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Marilena Bolli è da cinque anni Presidente degli imprenditori biellesi, prima donna a ricoprire  un incarico che ormai volge al termine. Anni tosti, di crisi e cambiamenti inevitabili con lo sguardo rivolto al futuro del territorio e dell’industria che da sempre ne è cuore pulsante, chiamati entrambi ad una svolta.

Marilena Bolli è da cinque anni Presidente degli imprenditori biellesi, prima donna a ricoprire  un incarico che ormai volge al termine. Anni tosti, di crisi e cambiamenti inevitabili con lo sguardo rivolto al futuro del territorio e dell’industria che da sempre ne è cuore pulsante, chiamati entrambi ad una svolta.
Con una convinzione.
“Non potrà più essere solo il Biellese del tessile”.
E un obbiettivo: contribuire ad avviare il primo Programma  di sviluppo territoriale del Biellese con progetti  già raccolti che prevedono  investimenti per 200 milioni di euro nei prossimi cinque anni. Ma andiamo per ordine.
Che futuro ci aspetta, Presidente Bolli?
“Non possiamo continuare a scrivere libri dei sogni e poi non realizzarli ma bisogna scegliere poche priorità realizzabili e perseguibili. La premessa è che questo territorio deve diventare un ambiente sostenibile  e attrattivo per le attività esistenti e per favorire la nascita di altre completamente  nuove. Il futuro è fatto di imprenditorialità diffusa, il cosiddetto artigianato industriale”.
Tutto bello, però soprattutto la sua premessa richiede una unità di intenti che non sempre il Biellese ha saputo mostrare.
“E qui sta la novità che mi fa guardare con ottimismo al futuro. Tutti gli attori del territorio, a partire dalla politica passando per gli imprenditori, le Fondazioni, le associazioni, i sindacati e gli altri soggetti variamente impegnati, hanno una maggiore comunione di intenti. Le divisioni su grandi temi viste in passato, o il voler andare per conto proprio, hanno diminuito la credibilità del Biellese  nei confronti degli interlocutori esterni”.
 Di  questo e altro si parlò otto mesi  fa  nel convegno “Biella in transizione” promosso da Uib, Fondazione Crb e Camera di Commercio. Un altro libro dei sogni?
“Direi proprio di no. Anzi un punto di partenza per dare concretezza a idee e progetti comuni”.
Si parlò di una regia pubblica a guidare il futuro del territorio. E’ così?
“Certo, Comune e Provincia sono protagionisti insieme alla Regione che è interlocutore fondamentale per intercettare i finanziamenti necessari, altrimenti da sola la parte privata non ce la può fare”.
In concreto di cosa parliamo: addio tessile? E sostituito con cosa?
“Il tessile è insostituibile in questo territorio, ne rappresenta storia, qualità ed eccellenza e dà lavoro a 12 mila persone. Certo, è necessario un cambiamento, peraltro in corso, all’interno delle aziende perchè viviamo tempi completamente nuovi. Nè ha senso parlare di sostituzione che so, col turismo. Il Biellese è piccolo ed è diventato poco fertile, bisogna creare le condizioni per la nascita di nuove attività seguendo i trend più significativi: oltre al turismo, ad esempio, cultura, arte e archeologia industriale, archivi storici, il food di qualità, salute e assistenza in un posto dove la gente invecchia sempre di più e necessita di servizi adeguati, e poi la formazione”.
A questo proposito, l’indagine del convegno mise proprio Città Studi  in cima ai soggetti visti dagli intervistati come possibili protagonisti della transizione biellese.
“Il futuro lo costruisci con la formazione, Città Studi sta modificando la sua pelle diventando un soggetto a tre gambe. La prima rispondendo ad una primaria esigenza territoriale, è il tessile, ma con una particolare attenzione alla meccanica tessile che apre agli studenti altre alternative. La seconda è l’economia digitale con annesse start up; la terza è la sanità con i corsi di infermieristica e i master in stretta connessione con il Nuovo Ospedale e i suoi progetti (clinica universitaria ?ndr)”.
Il principale ostacolo allo sviluppo era invece stato indicato nell’isolamento del territorio. Per anni si è discusso del peduncolo autostradale e non se ne è fatto nulla. Oggi qual’è il grimaldello per  forzare questo isolamento?
“Senza dubbio il treno”.
Magari per arrivare in un’ora a Milano…
“Certo l’obbiettivo è quello e per la prima volta pare concretamente realizzabile. Nel senso che
esiste un progetto condiviso da RFI (la società che gestisce la rete infrastrutturale per conto delle Ferrovie dello Stato ndr) , Regione  e forze politiche e portato avanti in prima persona dal consigliere regionale Barazzotto, che prevede l’elettrificazione della linea Biella Santhià, la parziale modifica strutturale della sede ferroviaria e l’acquisto di motrici adatte”.
I tempi?
“Non un anno , inutile raccontarsi frottole. Bisogna trasformare questa condivisione e la soluzione tecnica trovata in un accordo di programma tra Regione, RFI e Trenitalia, ma in un lasso di tempo  di 3/5 anni si può fare e se non partiamo restiamo alle chiacchiere”.
E del progetto di outlet diffuso in centro città promosso dall’Associazione 015 cosa pensa?
 “Penso che sia una ottima iniziativa il cui primo obbiettivo, al di là dei ritorni economici,  sia quello di rilanciare e valorizzare il cuore di Biella. Peraltro è uno dei progetti che viaggia dentro il contenitore di Biella in transizione e per cui si andranno a chiedere finanziamenti”.
Quindi quello che era stato un convegno incubatore di idee si sta trasformando in un soggetto attivo?
“Guardi, in questi mesi abbiamo raccolto progetti, pubblici e privati, nelle diverse linee   di sviluppo che prevedono un investimento complessivo di 200 milioni di euro sul territorio nei prossimi cinque anni. Di questi, circa 100 milioni sono per progetti di sviluppo delle aziende private  nei vari settori e ci saranno in ogni caso.  Gli altri 100 per iniziative di enti pubblici ma anche a  esempio della Fondazione Pistoletto con la sua Città dell’Arte, della Banca Sella, del Doc bi. E anche  l’Agenda digitale del Comune di Biella, lo sviluppo di Città Studi, la linea ferroviaria”.
In pratica si mette tutto insieme nello stesso grande contenitore con che obbiettivo?
“Quello di realizzare il primo esempio di progetto territoriale di sistema e condividerlo con Regione e  Ministero dello Sviluppo Economico in un accordo a tre per  intercettare i più diversi tipi di finanziamento: con un pacchetto condiviso non dico sia più facile ma è certamente meno difficile. Grazie alla collaborazione di Confindustria siamo gia stati al Ministero, i segnali sono positivi”.
A marzo, sotto la sua presidenza, nascerà in Uib la sezione Turismo e Cultura: un altro segno dei tempi che cambiano?
“Più che altro mettiamo a disposizione un tavolo comune alle attività turistiche che già ci sono e a quanti operano in questi settori per favorire la contaminazione di idee e progetti. Il turismo già di per se rappresenta  un’idea di apertura e cambiamento, cose di cui questo territorio ha tanto bisogno”.
Per concludere, Presidente: come stanno, oggi, gli industriali biellesi?
“Nonostante difficoltà e incertezze non ci lamentiamo…”.
Marco Atripaldi

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