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Oggi l’ultimo saluto ad Alberto Cattani

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Sarà celebrato questa mattina alle 10 il funerale di Alberto Cattani, il carabiniere morto a 45 anni a seguito di una grave malattia

Sarà celebrato questa mattina alle 10 il funerale di Alberto Cattani, il carabiniere morto a 45 anni a seguito di una grave malattia. La scomparsa di Alberto Cattani lascia nel dolore i familiari e i tanti amici, ma anche i colleghi che per tanti anni hanno lavorato al suo fianco.
«Era una persona davvero particolare – lo ricorda uno di loro -, non posso che pensare a lui con affetto. Era sempre allegro, non perdeva mai il sorriso. Ci siamo conosciuti nel ‘92, avevamo entrambi poco più di vent’anni e per tre mesi siamo stati insieme al Posto Fisso di Oropa, prima che venisse chiuso nel ‘93. Si lavorava sempre il sabato e la domenica, ma si trovava comunque il tempo per divertirsi insieme. A distanza di tanti anni, ricordavamo ancora quel periodo con affetto».
«Alberto è stato un grande uomo – aggiunge un altro collega e amico – e molto bravo nel suo lavoro. A volte riusciva a risolvere un caso nel giro di un minuto. Era un ottimo investigatore. Al di là della professione, Alberto aveva  una parola buona per tutti, era un uomo sempre presente, altruista. In tutto ciò che faceva cercava di metterci del suo e non si perdeva mai d’animo. Anzi, a chi non si comportava bene, dava  consigli, a volte quasi da amico oltre che da militare».
Alle sue parole fanno eco quelle di un altro collega: «Non credo ancora che Alberto non sia più qui con noi – ha commentato -. Lo ricordo come un ragazzo estremamente allegro. Era sempre disponibile. Con lui si poteva parlare di tutto.  Non potrò mai dimenticare quel suo accento modenese. “Uè, allora queste ragazze come  vanno”, mi diceva sempre quando mi vedeva. Mi mancherà veramente tanto».
«Non ricordo di aver mai visto Alberto triste – aggiunge un altro carabinieri -. Buttava tutto sullo scherzo. Professionalmente era un carabiniere molto preparato, nessuno potrà mai dire il contrario. Aveva un carattere umile ed allo stesso tempo forte. Dava una mano a tutti. Io non ho mai lavorato con lui perché appartengo ad un altro reparto – conclude -, ma ci vedevamo praticamente tutti i giorni. Per noi colleghi la sua scomparsa è stata  una tragedia».
Infine un aneddoto che rende bene l’idea di come trovasse “vie alternative” e originali anche sul lavoro: «Una volta stavamo cercando un latitante e gli venne un’idea: telefonare alla madre spacciandosi per un amico. Le parlava in dialetto, le diceva “signora, dovevo vedere suo figlio per cena, ma suo non si è più fatto sentire, dov’è finito?”. Lei ci cascò. Il giorno dopo prendemmo il latitante…».

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