Attualità
“Lavoriamo tra lucertole e scarafaggi”
Dopo ripetute denunce, riguardanti le condizioni dello stabile che ospita la sede biellese dell’Agenzia, la situazione sembra non solo non essere migliorata, ma addirittura lasciata al più totale abbandono. Massimo Costantini, responsabile dell’area assistenza ed informazioni agli utenti, lancia l’ennesimo, inascoltato, grido d’allarme: “possibile che dopo tutti questi anni nessuno abbia ancora fatto nulla? Dobbiamo continuare ad assistere a questo rimpallo di responsabilità senza alcun intervento concreto?”.
Continua a “sgretolarsi” la sede dell’Ufficio delle dogane a Biella. Nonostante questo, il costo dell’affitto è esorbitante: 90 mila euro all’anno. Dopo ripetute denunce, riguardanti le condizioni dello stabile che ospita la sede biellese dell’Agenzia, la situazione sembra non solo non essere migliorata, ma addirittura lasciata al più totale abbandono. Massimo Costantini, responsabile dell’area assistenza ed informazioni agli utenti, lancia l’ennesimo, inascoltato, grido d’allarme: “possibile che dopo tutti questi anni nessuno abbia ancora fatto nulla? Dobbiamo continuare ad assistere a questo rimpallo di responsabilità senza alcun intervento concreto?”.
L’attuale ubicazione risale al 1995, anno in cui l’ufficio è stato trasferito in via Addis Abeba, e a partire dal quale ci si era già imbattuti negli stessi problemi che oggi hanno ormai assunto sembianze macroscopiche. Primo fra tutti, le ormai note crepe presenti su quasi tutti i muri del fabbricato, che sono state liquidate da alcuni come “dovute all’intonaco”, ma che per via della loro estrema profondità, sembrano assumere ben altro rilievo. “La presenza di queste crepe”, continua Costantini, “è stata denunciata già la bellezza di dieci anni fa, ma come unico risultato si è avuto quello di una proliferazione sempre più invasiva, per giunta culminata nel pericolosissimo crollo di una parte di soffitto, già documentato da voi de La Nuova Provincia nel 2008”. A parte quest’ultimo epilogo, le crepe nei muri hanno portato a conseguenze ancor più inquietanti per la vicenda. “Il loro aumento ha condotto a veri e propri solchi nelle pareti, che in caso di pioggia filtrano acqua e umidità all’interno di tutto l’edificio. Inutile dirvi che in queste voragini si sono fatte strada anche lucertole e animaletti di ogni genere, che puntualmente ci ritroviamo a spasso nei nostri uffici”.
Passando alle cifre, l’affitto di questo immobile comporta per lo Stato italiano circa 90mila euro di spese annuali, i quali vengono devoluti ad una società immobiliare di Acqui Terme, denominata GIM s.r.l. Cifra questa che, oltre ad essere molto onerosa, verrebbe corrisposta per usufruire di locali del tutto inadeguati per i lavoratori (se non pericolosi). Costantini segnala anche un episodio grottesco: “Ci eravamo attivati per sistemare un altro problema che riguardava i vetri delle finestre, i quali, essendo più corti rispetto al telaio complessivo, lasciavano entrare l’acqua piovana dalla parte dell’infisso scoperta, ma tutto ciò che ci hanno risposto è stato che non potevamo lamentarci sia degli spifferi che, contemporaneamente, dei problemi di umidità e mancanza di aria!”.
Marco Comerio
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook