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La terra trema ancora

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Il 29 agosto l’ho sentita anch’io, ero ad Assisi in quei giorni e alle 3,36 mi sono svegliato con la camera che ballava e io con lei. Non mi successe nulla ma ebbi l’immediata sensazione che, invece, altri non fossero usciti indenni da quelle scosse.

Il 29 agosto l’ho sentita anch’io, ero ad Assisi in quei giorni e alle 3,36 mi sono svegliato con la camera che ballava e io con lei. Non mi successe nulla ma ebbi l’immediata sensazione che, invece, altri non fossero usciti indenni da quelle scosse.

 

Ho letto fiumi d’inchiostro da allora: “si potevano prevenire i morti”, “bisognava mettere in sicurezza il territorio!” e tantissime altre belle frasi scritte con “il senno di poi”. Il crollo della Basilica di San Benedetto, a Norcia, ci dice per esempio che anche se secoli fa le cose (e le case) le facevano meglio alla natura non si resiste.

 

Noi, qui nel Biellese, siamo relativamente al sicuro. Siamo una delle zone del paese con il più basso rischio sismico ma siamo, di contro, una terra ricca di acqua e di esondazioni e alluvioni è piena la nostra storia, passata e recente. Ed è qui il cuore della questione.

 

L’uomo che si sente unico vivente che comanda e dispone di questo pianeta nel bene (ma soprattutto nel male) nulla può, davvero, di fronte alla potenza del luogo che ci ospita per la nostra breve o lunga vita. Nemmeno se si mettessero in sicurezza tutte le costruzioni con le più moderne tecnologie antisismiche si potrebbe avere la certezza di essere al sicuro, Fukushima è lì a dimostrarlo.

 

Certo dobbiamo fare molto di più e meglio ma il problema sta a monte e sta nella visione antropocentrica che noi abbiamo di questo pianeta, delle sue risorse e del suo fragile equilibrio. Mentre la terra trema abbiamo sforato irrimediabilmente i parametri di anidride carbonica nell’aria condannando una parte del regno animale e vegetale all’estinzione per il prossimo futuro. Mentre la terra trema i nostri mari si impoveriscono sempre di più e il Mediterraneo diventa “mare morto” non solo per le quotidiane tragedie dei migranti.

 

Ognuno di noi può fare molto perché l’equilibrio tra uomo e natura non si spezzi definitivamente. Possiamo produrre meno rifiuti e differenziare tutto quello che è possibile. Possiamo ridurre l’utilizzo delle nostre auto scegliendo mezzi collettivi o non inquinanti. Possiamo diminuire il consumo di carne e scoprire che anche il nostro corpo ne trarrebbe giovamento. Possiamo adottare quei piccoli o grandi accorgimenti quotidiani che ci permettano di non sprecare risorse inutilmente e magari anche di risparmiare nelle nostre bollette.

 

Queste cose non dipendono (solo) dai governi, dalle politica o dall’economia. Queste scelte dipendono soprattutto da noi. La terra (come la nostra vita) è una e una soltanto. Difendiamola.

 

Roberto Pietrobon

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