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I cacciatori: “Ormai in Piemonte ci sono troppi lupi”

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In una lettera aperta alla Regione, Federcaccia Piemonte lamenta il fatto che in Piemonte il numero dei lupi è aumentato a dismisura, chiedendo quindi un programma di “contenimento”. 

“Le scriviamo – si legge nella lettera indirizzata all’assessore Valmaggia – in qualità di rappresentanti della Federazione Italiana della Caccia, la più importante associazione venatoria nazionale cui fanno riferimento la gran parte dei cacciatori piemontesi. Lei è assessore all’ambiente e s’occupa di montagna, parchi e foreste, ma è anche amministratore d’esperienza e lunga militanza politica, e dunque non le sarà sfuggito come negli ultimi tempi si stia sempre più parlando di lupi: lo fanno giornali e tv segnalando avvistamenti un po’ ovunque, lo fanno pastori e agricoltori lamentando danni per le aggressioni al bestiame domestico, e non solo più ovicaprini, ma pure bovini ed equini; lo facciamo anche noi, che la presenza del lupo la rileviamo sul territorio durante l’esercizio della nostra attività. L’abbandono e lo spopolamento delle montagne cui abbiamo assistito negli ultimi decenni, così come l’aumento di boschi e foreste con conseguente esplosione demografica di ungulati quali cinghiali, cervi, caprioli e camosci, hanno favorito il ritorno massiccio di grandi predatori carnivori sulle Alpi: orso, lince, e da noi il lupo. Ciò sta avvenendo in tutta Italia, provocando un vero e proprio allarme sociale da parte del mondo agricolo e rurale, cui al contrario rispondono cori d’esultanza da parte di quello ambientalista e animalista; il tutto nell’indifferenza, o quasi, della politica.. Molti sono felici che l’ancestrale nemico ululi nuovamente nei boschi di Alpi o Appennini, e che questi formidabili predatori siano tornati anche là dove furono scacciati dall’uomo dopo secoli di lotte feroci e crudeli; molti plaudono ai progetti che mirano a tutelarlo e favorirne la diffusione, ma troppo spesso ci si dimentica poi di fare i conti con la realtà, con le esigenze locali e il rispetto della ruralità, che vede tra i suoi aspetti caratteristici agricoltura e pastorizia, ma anche l’attività venatoria.

Da qui la richiesta di una politica di contenimento, come è accaduto di recente nelle Alpi Marittime francesi.

 

In una lettera aperta alla Regione, Federcaccia Piemonte lamenta il fatto che in Piemonte il numero dei lupi è aumentato a dismisura, chiedendo quindi un programma di “contenimento”. 

“Le scriviamo – si legge nella lettera indirizzata all’assessore Valmaggia – in qualità di rappresentanti della Federazione Italiana della Caccia, la più importante associazione venatoria nazionale cui fanno riferimento la gran parte dei cacciatori piemontesi. Lei è assessore all’ambiente e s’occupa di montagna, parchi e foreste, ma è anche amministratore d’esperienza e lunga militanza politica, e dunque non le sarà sfuggito come negli ultimi tempi si stia sempre più parlando di lupi: lo fanno giornali e tv segnalando avvistamenti un po’ ovunque, lo fanno pastori e agricoltori lamentando danni per le aggressioni al bestiame domestico, e non solo più ovicaprini, ma pure bovini ed equini; lo facciamo anche noi, che la presenza del lupo la rileviamo sul territorio durante l’esercizio della nostra attività. L’abbandono e lo spopolamento delle montagne cui abbiamo assistito negli ultimi decenni, così come l’aumento di boschi e foreste con conseguente esplosione demografica di ungulati quali cinghiali, cervi, caprioli e camosci, hanno favorito il ritorno massiccio di grandi predatori carnivori sulle Alpi: orso, lince, e da noi il lupo. Ciò sta avvenendo in tutta Italia, provocando un vero e proprio allarme sociale da parte del mondo agricolo e rurale, cui al contrario rispondono cori d’esultanza da parte di quello ambientalista e animalista; il tutto nell’indifferenza, o quasi, della politica.. Molti sono felici che l’ancestrale nemico ululi nuovamente nei boschi di Alpi o Appennini, e che questi formidabili predatori siano tornati anche là dove furono scacciati dall’uomo dopo secoli di lotte feroci e crudeli; molti plaudono ai progetti che mirano a tutelarlo e favorirne la diffusione, ma troppo spesso ci si dimentica poi di fare i conti con la realtà, con le esigenze locali e il rispetto della ruralità, che vede tra i suoi aspetti caratteristici agricoltura e pastorizia, ma anche l’attività venatoria.

Da qui la richiesta di una politica di contenimento, come è accaduto di recente nelle Alpi Marittime francesi.

 

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