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Le persone giuste al posto giusto

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Un pool di insegnanti, coordinati da Elisa Tabiani, docente di matematica e scienze alla media di Chiavazza, tempo lavora sulle nuove tecnologie. In quelle aule gli alunni già usano lavagne digitali e dispositivi touch. Ora un passo in più. Grazie alla caparbietà di Elisa e colleghi, il Ministero dell’Istruzione1 ha da poco finanziato un progetto presentato dal “Biella II”. Obbiettivo: insegnare le basi di robotica e domotica2. Per i più piccoli, si comincia con l’istruire una semplice “ape-droide”3.  Poi le cose si fanno più intriganti e i principi chiave della programmazione vengono spiegati con software come “Logo”4 e “Scratch”5, due linguaggi ideati per i ragazzi che serviranno, tra le altre cose, a programmare droni più complessi (Lego “We do”6 e “Mindstorm”7). Fino ad arrivare, in collaborazione con Fablab8, alla creazione di una casa stampata con tecnologia 3D9 ed equipaggiata con parti domotiche.

Volete costruire un robot? O preferite “stampare” una casa in 3D completa di sensori “intelligenti”?  Non serve andare al MIT. Basta l’Istituto Comprensivo Biella II (formato dalle scuole d’infanzia Serralunga, Villa Petiva, Chiavazza, Pavignano e Vaglio; dalle elementari XXV Aprile, De Amicis, Pavignano, e dalle medie di Chiavazza e Pavignano).  Alcune di queste scuole si trovano in quartieri considerati “difficili” e spesso evitati da chi preferisce più blasonati gessetti. Che cos’è successo, in questi anni? Come mai la scuola di una periferia troppo snobbata ora propone tecnologie futuristiche? Facile: le persone giuste al posto giusto. Perché sono loro, le persone giuste, a fare la differenza. Sempre.

Un pool di insegnanti, coordinati da Elisa Tabiani, docente di matematica e scienze alla media di Chiavazza, tempo lavora sulle nuove tecnologie. In quelle aule gli alunni già usano lavagne digitali e dispositivi touch. Ora un passo in più. Grazie alla caparbietà di Elisa e colleghi, il Ministero dell’Istruzione1 ha da poco finanziato un progetto presentato dal “Biella II”. Obbiettivo: insegnare le basi di robotica e domotica2. Per i più piccoli, si comincia con l’istruire una semplice “ape-droide”3.  Poi le cose si fanno più intriganti e i principi chiave della programmazione vengono spiegati con software come “Logo”4 e “Scratch”5, due linguaggi ideati per i ragazzi che serviranno, tra le altre cose, a programmare droni più complessi (Lego “We do”6 e “Mindstorm”7). Fino ad arrivare, in collaborazione con Fablab8, alla creazione di una casa stampata con tecnologia 3D9 ed equipaggiata con parti domotiche.

Persone giuste, posto giusto. E idee giuste. Perché il futuro passa di lì, dai bambini e dai robot. Perché a loro appartiene il linguaggio di una scienza che sempre più sarà parte integrante della vita. Alla faccia di ogni luogo comune. “Ah, che tempi, che tempi, signora Maria! Ma lo sa che c’hanno il telefonino invece che i libri?”.

E’ l’analfabetismo informatico, la peste assassina del nostro tempo. Non solo: le tecnologie di cui disponiamo sono la chiave di volta per evolvere. Lo facciamo da sempre, dall’homo sapiens in poi: modifichiamo in meglio la nostra vita attraverso fantasia, intelligenza e capacità di comprendere e imbrigliare le leggi della fisica. Troppo spesso abbiamo distorto gli scopi del sapere asservendoli a quanto di peggio l’uomo possa concepire. Ma è questo un motivo bastante per assecondare tristi qualunquismi da bar?

Ai miei tempi, i robot abitavano nei disegni animati. Erano la fantascienza più estrosa che un bimbo potesse concepire. Fossi nato oggi, invece di seguire su tubo catodico le peripezie di Goldrake, un robot lo starei costruendo a scuola. Senza alabarde spaziali, certo, ma con un cervello informatico pieno zeppo della mia abilità e fantasia.

Edoardo Tagliani

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