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Cronaca

La ‘ndrangheta biellese aveva mitra e tritolo

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“La ‘ndrangheta biellese aveva mitra e tritolo”.

“La ‘ndrangheta biellese aveva mitra e tritolo”

Mitra da guerra e tanto tritolo da poter far saltare per aria un intero palazzo. Non solo nel Biellese a quanto pare c’era la ‘ndrangheta, ma aveva anche a disposizione una notevole potenza di fuoco. Almeno secondo quanto ricostruito dalla Squadra Mobile della Questura di Biella, che nel mese di dicembre ha trovato e sequestrato armi riconducibili alla cosiddetta “locale” di Santhià. Fucili, proiettili e materiale esplosivo sono stati rintracciati in un appartamento nel Comasco, secondo gli investigatori in passato affittato da esponenti della cosca biellese, che non sarebbero riusciti a recuperarli dopo aver lasciato l’alloggio.

Nuove rivelazioni

A permettere questo nuovo passo avanti nelle indagini, nate nell’ambito dell’operazione “Alto Piemonte” conclusasi nel 2016 con numerosi arresti, tra cui quelli di diverse persone legate alla famiglia Raso, è stato il fondamentale contributo di un pentito. A dicembre  sono state eseguite due perquisizioni.
Nel primo caso la polizia ha controllato da cima a fondo cascina Mosè, tra Cavaglià e Dorzano. L’attività è stata condotta con l’utilizzo del “georadar” per la ricerca delle armi, con il supporto degli esperti della Scientifica di Roma: «L’esito è stato negativo – ha chiarito Viscovo – benché siano state trovate lamiere, plastica e materiale che facevano supporre che effettivamente vi fossero state nascoste delle armi, spostate successivamente».
In un secondo momento l’attenzione si è concentrata in Lombardia, in un piccolo comune in provincia di Como, sempre sulla base di quanto raccontato dal collaboratore di giustizia.

Il blitz nel Comasco

«Attraverso un regolare contratto d’affitto stipulato in passato da un membro della famiglia – ha spiegato ancora il capo della Mobile -, siamo riusciti a risalire a un appartamento situato a Porlezza. In soggiorno, nel basamento centrale che sostiene un vecchio tavolo, erano state nascoste le armi (tre fucili mitragliatori e una pistola automatica, ndr), i proiettili e tre “panetti” di tritolo con i detonatori. Appena abbiamo visto il tritolo, abbiamo fermato la perquisizione e chiamato gli artificieri perché la situazione era potenzialmente pericolosa».
Oltretutto l’appartamento non era più affittato alle persone che vi avrebbero nascosto le armi, quindi è possibile immaginare la reazione dei nuovi inquilini – risultati completamente estranei alla vicenda – quando hanno scoperto di aver mangiato per mesi sopra a mitra e tritolo. Avevano infatti mantenuto invariato l’arredamento, ovviamente non immaginando che qualcuno avesse nascosto materiale esplosivo.

Armi da guerra provenienti dalla Croazia

Quelle sequestrate sono vere e proprie armi da guerra provenienti dalla Croazia. Sono ancora in corso le analisi dalla Scientifica di Torino per verificare se siano collegate a fatti criminali verificatisi nel nostro Paese, finora non ci sono stati riscontri. Una cosa, però, è certa: sono armi di qualche anno fa, ma perfettamente funzionanti.
«Con questo sequestro – ha sottolineato la dottoressa Viscovo – è stato aperto un nuovo procedimento, le persone che riteniamo implicate sono ora indagate per traffico internazionale di armi da guerra. La trattativa è stata condotta da tre o quattro delle persone già coinvolte nell’operazione Alto Piemonte, a vendergli le armi è stato un croato. Riteniamo che in un primo momento siano state depositate nella cascina biellese per poi essere spostate successivamente a Porlezza».

L’indagine continua

Non è finita qui. La Squadra Mobile sta infatti continuando a indagare. Nel mirino ci sono in particolare le possibili estorsioni commesse ai danni di imprenditori biellesi.

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