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Gli Sbiellati

Il Festival del green washing

Gli Sbiellati: una rubrica per tentare di guardarci allo specchio e non piacerci

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Fonzarelli di provincia

BIELLA – Annunciazione annunciazione! Mancava solo la trombetta di Lello Arena – e anche un po’ il commento di Troisi nei suoi riguardi – per completare il clima da disvelamento di quel mistero glorioso in cui gli annunci ripetuti avevano trasformato l’attesa senza pathos del programma di un fantomatico Forum delle città creative Unesco.

A sua volta contenuto nel contesto del Festival della creatività sostenibile, parto primigenio della Biella città creativa (presunzione ormai certificata Unesco a sua volta).

Ci torniamo su nell’imminenza del suo inizio, previsto tra qualche giorno, dopo averci sommariamente ragionato qualche mese fa in occasione di una delle tante annunciazioni, quasi fosse una gravidanza isterica. Il dubbio verteva allora sull’abuso del sostantivo “sostenibilità” e del relativo aggettivo “sostenibile”: il sospetto di green washing era ben alimentato dalla retorica di ogni comunicato. Il neologismo è di solito impiegato per stigmatizzare un marketing aziendale bugiardo, che s’accoda alla sensibilità generale del consumatore spacciandola invece come una propria culturale priorità. Un’operazione di facciata insomma.

Il nostro è stato infatti uno dei territori meno sostenibili al mondo, per quello tutta quest’ansia di mostrare sostenibilità a ogni costo suona quantomeno sospetta, se non equivoca. Abbiamo cementificato ogni sponda torrentizia disponibile dal monte a valle, a favore degli opifici tessili che ci riempiono sempre d’orgoglio al ricordarli quand’erano attivi. Dopo aver colorato d’ogni tintura ogni rio abbiamo ricementificato gli argini dell’arteria stradale che ci collega al mondo, per poi trasformarla nella scenografia di un’economia fantasma, buona per il set di qualsiasi film distopico a corto di location.

Non vorrei sembrare prevenuto, e nemmeno uno di quelli – e in città ce ne sono parecchi di sbiellati così – che guardano ogni nuova iniziativa con sospetto e l’aria di chi sa che comunque vada non sarà un successo. Ma un po’ di analisi critica non fa mai male. Di sicuro sarà un festival, magari dentro a un altro festival, che segue e precede altri festival: perché ormai ogni cosa che si fa in città è un festival. Un apericena diventa il “festival della degustazione anche analcolica e assaggio culinario”. Stasera ho ospiti a cena e non so che nome dare a un festival così. Molto dipenderà dalla conversazione: se parleremo di musica sarà musicale, se parleremo d’altro sarà altrove. E sarà sostenibile solo se riusciremo a non ubriacarci.

Per tornare alle verità rivelate, senza divagare più del necessario, basta dare un’occhiata ai titoli degli appuntamenti del Forum: “Formazione e sostenibilità” più “Acqua e sostenibilità”, il primo giorno; “Montagna e sviluppo sostenibile” più “Economia e finanza sostenibile”, il secondo; “Food, enogastronomia, turismo e sviluppo sostenibile” più “Tessile, moda e sviluppo sostenibile”, il terzo. Il vero festival è quello del sostantivo e dell’aggettivo correlato: noia e sostenibilità, a occhio. Per noi gente del fare la sostenibilità è sempre stata un intralcio al profitto, ora è divenuta un intralcio necessario. La chicca è che relatore per lo sviluppo sostenibile in montagna sarà il grande alpinista Reinhold Messner. Che fa tanto altissima purissima e Levissima: dispiace, per Lauretana. Non manca l’aspetto grottesco: la “testimonianza” della città di Pesaro che esporrà il tema della rigenerazione urbana, ospitata in una città che nemmeno ha partecipato al bando nazionale di riqualificazione urbana e in cui l’archeologia industriale coincide con l’abbandono a sé stesse delle vecchie strutture.

Il Forum delle città creative, chi più chi meno, introduce il cartellone del Festival della creatività sostenibile Arcipelago, teorizzato dal Maestro con abile mossa trasformista del suo “Arte al centro”, che diviene, chi l’avrebbe mai detto, “Arte al centro, di una trasformazione responsabile”. Ciò che resta del festival, che si professa come “un mese di manifestazioni e mostre a sostegno di Biella Città Creativa”, è in realtà la somma di manifestazioni già previste e che si sono collaudate da sé negli anni passati. Come un Biella Estate qualsiasi insomma, che ormai da anni mette insieme ogni cosa si muova nell’estate locale per farne un cartellone. L’impressione che se ne ricava è che il mondo, oltre a girare in tondo e su se stesso, vada avanti. E Biella? Neppur si muove.

Lele Ghisio

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