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Il futuro ha un cuore antico

Il commento di Vittorio Barazzotto

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BIELLA – Provati dalla stanchezza della pandemia, che ci aliena e demotiva, i biellesi che in questi giorni si sono imbattuti sulla via della transumanza avranno provato un sussulto benefico di quiete e serenità, nel vedere che un rito così antico resiste ai tumulti del tempo.

Una pratica che rievoca le intense suggestioni dei quadri di Delleani e che scandisce il trascorrere delle stagioni, donandoci riferimenti temporali arcaici che, in quest’epoca complessa, offrono un supporto emotivo.

In alcune vallate della confinante Svizzera nel periodo della discesa dagli alpeggi si organizzano feste che, grazie ad agricoltori cultori della tradizione, diventano occasione di promozione di un turismo alternativo, meno vorace nel consumo e più in armonia con la natura e i suoi tempi.

Proprio sulla transumanza, nelle colonne di questo giornale, poco più di un anno fa Giorgio Pezzana poneva la questione del mancato riconoscimento dell’Unesco ad un rito radicato, che rappresenta un filo conduttore con la natura e con la storia più remota del nostro territorio.

Il rischio di dimenticare le nostre radici deve comunque essere scongiurato e così Doc-bi, in collaborazione con l’Oasi Zegna, si spendono per offrire la possibilità di partecipare ad una transumanza autentica, per recuperare la memoria del nostro passato.

Visto che abbiamo smarrito la prospettiva del domani, si può parafrasare il titolo di un libro di Carlo Levi per rialzare il nostro sguardo. Il futuro ha un cuore antico.

Vittorio Barazzotto

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