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Emergenza sanitaria e lockdown, duro colpo alla produzione industriale biellese

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BIELLA – Camera di Commercio, Unione Industriale Biellese e Confindustria Novara Vercelli Valsesia diffondono insieme i risultati delle rispettive indagini,con l’obiettivo di monitorare l’andamento della congiuntura nelle province di Biella e Vercelli. Mentre i dati dell’ente camerale fotografano l’andamento del secondo trimestre del 2020, l’analisi confindustriale raccoglie le previsioni degli imprenditori.

“Come già sottolineato nell’ultimo rapporto, era inevitabile che le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell’emergenza Covid determinassero un crollo della produzione, di fatto rimasta ferma per larga parte dei settori produttivi chiave dei nostri territori, sino alla fine di maggio. Ciò che preoccupa per il futuro sono le prospettive di ripresa, con un sistema produttivo estremamente orientato all’export che dovrà fare i conti con una domanda di prodotti italiani notevolmente ridimensionata nei partner commerciali che stanno attraversando la fase acuta della pandemia. In assenza di un miglioramento delle condizioni interne e internazionali che alimentino il clima di fiducia negli imprenditori e consumatori, l’efficacia delle politiche di sostegno alla domanda rischia di essere molto limitata. L’impegno della Camera di Commercio nel garantire servizi ad alto valore aggiunto nel campo della formazione e dell’informazione diretta alle imprese, non è venuto meno nel periodo del lockdown, anche se la ripresa può solo passare da interventi di sostegno a livello nazionale” dichiara Alessandro Ciccioni, Presidente della Camera di Commercio di Biella e Vercelli.

La Vice Presidente dell’Unione Industriale Biellese con delega all’Economia d’Impresa, Marilena Bolli, aggiunge: “Le previsioni degli imprenditori non possono che evidenziare il pessimismo legato all’incertezza data dell’evolversi dell’emergenza sanitaria. Un trend negativo con cui dovremo fare i conti ancora nel prossimo periodo. A livello locale, così come avvenuto a livello nazionale, la manifattura ha saputo affrontare con grande forza questi mesi, dimostrando di essere un vero e proprio motore per la ripresa delle attività e dell’economia. Le imprese, però, non possono essere lasciate sole. Ora più che mai serve un supporto in termini di accesso al credito, rilancio delle nostre eccellenze sui mercati internazionali, disponibilità di ammortizzatori sociali, incentivi agli investimenti”.

“Siamo in una fase di grande incertezza – commenta il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia, Gianni Filippa – e con la possibilità che il peggio debba ancora arrivare; il fatto che, superata l’emergenza sanitaria, scelte politiche di sostegno strutturale al sistema produttivo non siano ancora chiare e definite sta mettendo serie ipoteche sul futuro del tessuto socio-economico locale. Servono tempi certi sulla liquidità, che in questa fase è indispensabile alle imprese, e una visione di lungo termine orientata a un rilancio “vero”, con forti investimenti in infrastrutture di comunicazione, materiale e digitale, scuola e università, nuove esigenze abitative, sanità, gestione delle acque e dei rifiuti, promozione del Made in Italy e valorizzazione dei territori, con le loro attrattive naturali, turistiche e culturali e con le loro imprescindibili eccellenze manifatturiere”.

II trimestre 2020: i dati a consuntivo a cura della C.C.I.A.A. di Biella e Vercelli

I risultati emergono dall’Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera, condotta dalla Camera di Commercio di Biella e Vercelli nell’ambito dell’analisi congiunturale regionale. La rilevazione è stata condotta nei mesi di luglio e agosto con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno 2020.

Biella

Nel secondo trimestre del 2020 il sistema manifatturiero biellese registra un crollo della produzione industriale in tutti i settori, con alcuni comparti in evidente difficoltà.

Nel periodo aprile-giugno 2020, la variazione tendenziale grezza della produzione industriale rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedenteè stata pari a -30,2 punti percentuali, risultato nettamente più pesante della media regionale piemontese (-15,3%), nel cui ambito tutte le realtà provinciali presentano dati in negativo, con Biella che registra il calo più marcato.

Nell’ambito del dato globale della manifattura biellese, si passa dal dato più contenuto, considerato il lungo periodo di fermo produttivo, delle altre industrie tessili (-10,4%) al pesante negativo registrato dalla tessitura (-47,3%) e dal finissaggio (-41,8%), comparti già in crisi prima del lockdown.

Risultano in forte calo gli ordinativi provenienti dal mercato interno (-20,2%), ancora più preoccupante la contrazione da quello estero (-23,3%).

Inevitabile anche il calo del fatturato totale (-27,4%) e di quello estero (-24,7%).

Vercelli

Nel secondo trimestre del 2020 il sistema manifatturiero in provincia di Vercelli registra un calo generale della produzione industriale, con differenze marcate tra i diversi settori.

Nel periodo aprile-giugno 2020, la variazione tendenziale grezza della produzione industriale rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente è stata pari a -21,1 punti percentuali, risultato peggiore di quello registrato a livello medio regionale (-15,3%), con la sola realtà biellese a segnare un dato più basso nell’ambito delle province piemontesi.

Il risultato della produzione industriale in provincia di Vercelli vede il solo comparto delle altre industrie, nel cui ambito operano le imprese che non hanno subito il lungo fermo produttivo, registrare un dato lievemente positivo (+1,0%),mentre quello alimentare mostra il calo meno pesante (-4,0%). Marcato il crollo della chimica (-51,4%), già in contrazione prima dell’emergenza Covid, evidente la sofferenza dei due settori di maggiore peso, quello del tessile e abbigliamento (-27,4%) e della metalmeccanica (-20,6%).

In calo piuttosto netto gli ordinativi dal mercato interno (-23,1%) e in maniera più preoccupante quelli dal mercato estero (-39,8%).

Il fatturato totale scende decisamente (-27,0%), in misura ancor più pesante, in considerazione del fattore strategico dell’export, quello estero (-34,0%).

Immagine di repertorio

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