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Bollette dell’acqua astronomiche in alta valle Cervo fino a 1000 euro per 20 mesi

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CAMPIGLIA CERVO – Il pagamento delle fatture dell’acqua nell’ex Comune di Quittengo (ora Campiglia Cervo) era da sempre calcolato con il sistema forfettario, fino a due anni fa, quando ai residenti è stato collocato in ogni abitazione un contatore.
A quanto pare, le cose sono cambiate dal giorno alla notte in termini economici. Le bollette, a quanto dicono i cittadini sono diventate astronomiche, addirittura fino a 1000 euro per venti mesi, una cifra sicuramente non bassa per il consumo dell’acqua.
A seguito delle lamentele ricevute, il Cordar in considerazione dell’ampiezza del periodo fatturato, conferma la propria disponibilità a concordare, con gli utenti che ne faranno richiesta, specifiche modalità di rateizzazione degli importi dovuti.
Ma tutto questo è sufficiente a placare gli animi dei cittadini? Pare di no: «Inutile sottolineare lo spropositato importo totale, sono esattamente euro 1,87 al mq – spiega Pietro Grosso Nicolin, un uomo residente a frazione Rialmosso -. Rispetto le fatture precedenti calcolate a regime forfettario l’aumento è triplicato. Inoltre vi sono troppe incongruenze, ad esempio 16 euro per imposta di bollo per contratto mai firmato. La componente per la depurazione ammonta a più di 220 euro oltre Iva, ma sottolineo che nella mia frazione il depuratore non esiste. Per finire sarebbe stato corretto da parte di Cordar comunicare in modo trasparente la data esatta dell’inizio della fatturazione con il contatore cosa che non è avvenuta. Spero che da parte di Cordar giunga una sollecita e soddisfacente risposta considerando la peculiarità del territorio che stanno gestendo, e con questo voglio sottolineare le abbondanti pioggie ed addirittura alluvioni a cui è sottoposto. Vorrei solamente evidenziare il costo dell’acqua potabile in una città metropolitana come Milano: è pari a 0,60 euro al metro cubo compreso di tutte le voci, ma a differenza dell’Alta Valle del Cervo vi sono tutte le comodità di una città che il nostro territorio neppure – conclude Nicolin -, le può immaginare».

Mauro Pollotti

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