Seguici su

Senza categoria

“Vedere cosa succede a Luca mi fa piangere il cuore”

Pubblicato

il

Mattia Sella scrive una lettera di solidarietà a Luca Oreste Pozzato, dopo il caso degli animali avvelenati nella sua azienda agricola in Valle Cervo. 

Mattia Sella scrive una lettera di solidarietà a Luca Oreste Pozzato, dopo il caso degli animali avvelenati nella sua azienda agricola in Valle Cervo. Riceviamo e pubblichiamo

Mercoledì scorso la “Provincia di Biella” è intervenuta pubblicando in prima pagina un bell’articolo per denunciare quanto sta succedendo da due anni in Valle del Cervo, nella nostra Bürsh, ai danni degli animali e del conduttore dell’azienda agricola-didattica Rondanella, all’Asmara.

Sono Mattia Sella, figlio di Alfonso e di Massimo. Nella Bürsh, dove abbiamo ancora antichi e forti legami, siamo certamente conosciuti da molte persone. Mio papà Alfonso quando raccoglieva le parole e le tradizioni per il suo dizionario aveva, in valle, tantissimi informatori, che erano soprattutto amici che ha frequentato fino alla fine della sua vita. Mio nonno Massimo quando è rientrato a Biella, dopo la guerra, ha voluto raccontare ne “La Bürsh” la storia della terra della sua amata moglie Edvige. Da ragazzo io passavo le estati nella casa di Quittengo, costruita dai Magnani. Mi sono laureato in geologia facendo la tesi nell’alta Valle del Cervo. Ho ancora un grande amore per la valle, per la nostra Bürsh.

Mi stringe il cuore vedere quello che, già dal 2013, sta succedendo nel centro agricolo-didattico di Luca Oreste Pozzato, all’Asmara. Da almeno due anni lui e i suoi animali vengono tormentati in ogni modo: l’erba dei prati avvelenata per far morire le sue capre, pecore bastonate, minacce di morte continue. Conosco Luca da oltre un anno, ci ospita, con amore, una nostra capretta che sta crescendo in compagnia di altri animali. Luca è un’ottima persona che va ammirata per il suo lavoro. La sua dedizione per un progetto didattico, ripeto di “didattico” e non remunerativo, dovrebbe esser un esempio per tutti noi.

Ed è anche una grande opportunità per la valle. Ma non è così perché Luca è un “forestiero”, e questo fa emergere vendette e invidie che si nascondono sotto l’omertà (i giornali scrivono “indifferenza”, ma qui si va oltre all’indifferenza)

E’ una macchia terribile per la nostra valle che sembra rimasta chiusa in una atavica condizione medioevale: oscuri sentimenti, paure e cattiverie e, alla base di questo, anche la stupidità. Certo, in valle, sono forse poche le persone che sono capaci di agire a un così basso grado di civiltà. Ma, anche se poche, sono sufficienti per creare una pessima immagine della nostra terra. E tutto ciò grazie anche al fatto che non si fa nulla per contrastare questa situazione, per far cambiare le cose. Ma se si agisce in questo modo possiamo illuderci di rendere la Bürsh un attrattiva turistica, per gli ospiti italiani e stranieri; possiamo illuderci di salvaguardare e promuovere la sua cultura e la sua storia. Vedo, anzi, che vecchi abitanti della valle chiudono casa, la vendono, e vanno a vivere all’estero.

La causa di questa immagine degradata non è certo il fatto di rendere pubblico, di far conoscere l’avvelenamento degli animali, gli attacchi e le minacce personali. La causa, piuttosto, è quella di non aver fatto nulla, da due anni a questa parte, per opporsi a questa situazione. Maurizio Piatti, Sindaco di San Paolo Cervo, sostiene di non poter fare nulla fin tanto che “non verranno individuati i colpevoli”. Ma io ritengo che egli non debba aspettare che i carabinieri e la polizia, da soli, senza conoscere le realtà della valle, risolvano il “mistero”. Chi sa dovrebbe parlare, la nostra valle deve uscire da questo oscurantismo.

Non possiamo permettere che pochi, ma pochi molto pericolosi, non solo per gli animali, ma, temo, anche le persone, deturpino l’immagine della nostra fantastica, amata Bürsh.

Mattia Sella

Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook