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Troppo rumore per nulla

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Torrida estate, torride polemiche. Immancabili, come immancabile ritorna l’eterno bisogno di conciliare il diritto al riposo con il diritto al divertimento. E qui sta il primo, fondamentale, aspetto. I giovani (e meno giovani) hanno diritto, durante l’estate, di divertirsi senza andare al mare o fuori provincia dove la potenza dei decibel non è inversamente proporzionale alla soglia di tolleranza delle nostre orecchie?

Torrida estate, torride polemiche. Immancabili, come immancabile ritorna l’eterno bisogno di conciliare il diritto al riposo con il diritto al divertimento. E qui sta il primo, fondamentale, aspetto. I giovani (e meno giovani) hanno diritto, durante l’estate, di divertirsi senza andare al mare o fuori provincia dove la potenza dei decibel non è inversamente proporzionale alla soglia di tolleranza delle nostre orecchie?

A questa domanda sono spesso chiamati a rispondere gli amministratori locali che, praticamente sempre, rispondono che prima esiste il diritto al riposo e solo dopo il diritto al divertimento. Così si produce un cortocircuito che innesca polemiche, esposti, controlli, sanzioni, divieti, multe e, quasi sempre, la morte del divertimento.
Dal Lago di Viverone alle sponde del Cervo il film è già tutto scritto. Ogni anno sempre uguale.

L’informazione locale, avida di notizie, gonfia a dismisura la lamentela, il borbottio o l’incazzatura di questo o quel residente e il gioco è fatto: come la panna monta la polemica, fioccano le prese di posizione e i sindaci passano dalle frasi di circostanza a schierarsi, quasi sempre, a fianco dei residenti. Sono quelli che votano e, si sa, il consenso è fondamentale. Si può sopportare la polemica per una scelta amministrativa controversa ma quella per i decibel no, quella no.

Mai una volta che si entri nel merito della qualità di quei decibel o, più in generale, sull’offerta che quel locale, quell’evento, quel festival produce. E’ tutta una questione di misure. L’Arpa, l’Agenzia regionale per la Protezione ambientale diventa il nuovo aguzzino, il braccio armato che stabilisce la vita (o più spesso la morte) del divertimento. Ce ne ricordiamo non per i dati che fornisce sulle polveri sottili che, tutti i giorni, emettiamo. L’inquinamento riguarda il nostro futuro, non interessa a nessuno. Neppure ai giornali che, infatti, si guardano bene dal darne il giusto risalto. Noi vogliamo dormire, oggi. I nostri giovani lavorano a questi eventi, in questi locali? Che facessero altro. I giovani fanno cento, duecento chilometri per ascoltare il tal cantante o partecipare alla talaltra manifestazione? Problema loro. Siamo una provincia anziana e con questo fatto bisogna confrontarsi. Nascono pochi figli o, più prosaicamente, chi può scappa da una terra accogliente come una roccia del Mucrone? A questa domanda il “biellese medio” preferisce non rispondere.

In fondo abbiamo le sagre, le feste campestri, il Mercatino europeo. Non vi basta? Problema vostro cari ragazzi. Anche perché c’è chi, nonostante il “biellese medio”, sopravvive a sindaci, Arpa, esposti e lamentele. A volte lo fa accettando infiniti compromessi, prima di tutto con il proprio portafogli che, in verità, è il portafogli dei suoi clienti. E così non serve nemmeno più la selezione all’ingresso, i “buttafuori” e tutto il resto. La selezione è nelle tasche di ciascuna e ciascuno di noi. Semplice no?! Il biellese ha avuto, negli ultimi vent’anni, una delle percentuali più alte (proporzionate alle nostre dimensioni) di  locali, festival ed eventi di tutta Italia. Falliti praticamente tutti. Tutti incapaci gli organizzatori? Io penso di no. Ricordo quando, a vent’anni, amici sparsi per l’Italia mi dicevano: “Biella? Ah il Babylonia!” a segnalare che quel locale, sperso tra i campi di Ponderano, produceva musica di altissima qualità, divertimento, socializzazione e attirava giovani da tutto il nord Italia e non solo. Tutto sparito senza nemmeno una prece in ricordo. E così per il “Bornasco Raggae Festival” o per molti locali, vivi sono nella memoria di chi li ha frequentati. Ma evidentemente va bene così.

Anzi non va bene per nulla ma  è la dura legge dei numeri che si incontrano con la miopia di una politica che non sa andare al di la del proprio naso e di un temporaneo ed effimero consenso.

Roberto Pietrobon

www.alasinistra.org

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