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SALVIAMO LA BURCINA

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Il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, Luigi Squillario. «Non è possibile mandare in malora un patrimonio così bello. E’ necessario fare qualcosa al più presto». Il presidente Ascom, Mario Novaretti: «Si potrebbero coinvolgere i ragazzi che studiano agraria e i giovani, ovviamente sotto la supervisione di persone competenti». Guido Piacenza: «Organizzando le poche persone

“Salviamo la Burcina”. E’ questo il grido che si leva da più parti dopo la nostra denuncia sullo stato di grave incuria del parco. La voce che si alza più forte è quella del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, Luigi Squillario.   «Non è possibile – dice – mandare in malora un patrimonio così bello. E’  necessario fare qualcosa al più presto. Come Fondazione  siamo disposti ad impegnarci, ma voglio vedere con i due sindaci (Biella e Pollone) come si possa intervenire tutti insieme, anche con le associazioni.
«Il Comune di Biella – prosegue Squillario – è il proprietario e come tale deve comportarsi di fronte al rischio di perdere una simile ricchezza. Inventiamoci qualcosa. E’ finito il tempo in cui si aspettava che le cose cadessero dall’alto».

Sulla questione interviene anche Il presidente di Ascom, Mario Novaretti, uno che di floricoltura se ne intende. «Mancano i soldi? – dice –  allora affidiamoci ai volontari. Si potrebbero coinvolgere – assicurandoli per le ore in cui sono impegnati – i ragazzi che studiano agraria e i giovani, ovviamente sotto la supervisione di persone competenti. Magari con sponsor che mettano a disposizione i mezzi. Si tratta di tanti piccoli lavori di manutenzione ordinaria che molti sono in grado di fare».

 «Il parco e le poche persone che ancora ci lavorano – spiega Guido Piacenza, uno che la Burcina la conosce come le proprie tasche e che fa tuttora parte del comitato scientifico – sono abbandonati. Non c’è quasi più nessuno e l’attuale direttore, dovendosi occupare anche di altre aree, da quanto mi risulta non c’è quasi mai. Organizzando le poche persone rimaste, qualcosa si può fare, ma ci vuole una programmazione tecnica annuale, bisogna decidere dove intervenire subito e cosa è possibile rimandare. Personalmente continuo a controllare il centinaio di piante che ho piantato. Perché se muoiono i “giovani”, allora è davvero finita…».

L'inchiesta completa è pubblicata sulla Provincia di Biella in edicola oggi.

 

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