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Più funghi o più maleducati?

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So che ha dell’incredibile, ma in quasi venticinque anni di Silvia non ho mai sfruttato così assiduamente la stagione primaverile come quest’anno. Naturalmente dopo il suddetto elogio al bel tempo scenderanno piogge torrenziali per due settimane consecutive, ma non osate incolparmi. Per far sì che anche un vampiro come me potesse superare pollini, insetti, venticelli e dermatiti varie per rivelarsi alla natura in tutto il suo pallore casperiano, era proprio necessaria l’intercessione dell’inaspettata calura africana di questi giorni. Sole è sinonimo di verde, verde è sinonimo di prato, prato è sinonimo di picnic, picnic è sinonimo di maleducazione. I miei amati sbrodolamenti e giri di parole per giungere al nocciolo di una scomoda questione che condiziona pressappoco ogni situazione che mi circonda. I maleducati spuntano in ogni dove come funghi e anche loro non si curano di polline e bestioline per uscire allo scoperto. Purtroppo, non limitandosi alle casse del supermercato, alle sale d’attesa o alle tangenziali trafficate, il mio radar li intercetta tutti uno ad uno, anche all’aria aperta.

Con ogni tipo di sensibilizzazione sull’ambiente, ecologia, raccolta differenziata, riciclo, ecotrend, eco-friendly e tutte queste belle ridondanze cool con cui ci piace riempirci la bocca dovremmo averlo capito che i sacchetti, una volta finite e digerite le patatine, vanno abbandonati negli appositi accoglientissimi cestini della monnezza e non per terra. Invece, a quanto pare, non l’abbiamo capito. Nel giro di mezzo metro di natura occhieppese ho potuto ammirare la pittoresca bellezza di un pacchetto di chips mezzo pieno, uno di popcorn mezzo vuoto, almeno sette mozziconi di sigaretta e tre pezzi di plastica nera non ben definiti . Un velo pietoso, invece, lo stendo sul ciclista che in Burcina se ne esce infelicemente esortandomi a buttare lì in mezzo agli alberi il sacchetto con la torta fumante appena sfornata dal mio cane – e con mille cestini a mia disposizione vi preciso – “tanto è biodegradabile”. Se ci volevi provare, amico mio, hai scelto l’approccio sbagliato.

Non lamentiamoci, quindi, quando i nostri, ma soprattutto vostri, bambini sputano per strada il chewing gum e poi piangono al vostro capezzale perché lo calpestano e appiccica. Non inveiamo contro i santi del paradiso se la buccia di banana che ci fa scivolare a terra quei pargoli la mollano a venti centimetri dal cestino, perché fare due passi di più è troppo faticoso. Non stupiamoci se il giornalino già letto viene buttato da paffute manine nel vetro anziché nella carta dinnanzi ai miei occhi increduli, tanto sarà sempre colpa del cartello scritto troppo piccolo o in cinese. Se la Biella che vorremmo non l’avremo mai è anche un po’ colpa nostra.

Silvia Serralunga

La rubrica di Silvia Serralunga viene pubblicata al sabato sulla Nuova Provincia di Biella

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