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Mai ordirei nell’ombra!

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Io non mi compiaccio per alcun attacco non solo agli amici, ma nemmeno agli avversari e non mi compiaccio per il semplice motivo che, generalmente, chi si compiace agisce nell’ombra o nella penombra  e rimesta nel torbido. Io sono di altra pasta: combatto sempre frontalmente e posso vincere e gioire delle vittorie o perdere e leccarmi pubblicamente le ferite. Sono, questi, valori prepolitici ed esistenziali.

Caro Massimo,

dopo anni di pollici versi sul tuo giornale che mi hanno bersagliato, con invidiabile sistematicità e costanza, per la prima volta intervengo per rettificare un Tuo articolo. Mi sarai buon testimone delle numerose telefonate che ti ho fatto sorridendo delle rasoiate costanti alla mia persona: c’era un buco sulla strada? Pollice verso! Facevo il cantiere per mettere a posto? Pollice verso! Si perde nella notte dei tempi un pollice positivo e segnatamente quando è nata mia figlia Greta, ma anche in quella occasione – se non ricordo male – c’era la famosa foto con la testa rasata, maliziosamente riproposta per anni ai Tuoi lettori.

Oggi leggo che sarei “compiaciuto” per l’attacco strumentale della sinistra a Dino Gentile. Ho avuto con Dino Gentile sempre un rapporto contraddistinto  dalla più assoluta franchezza: sono stato con lui anche quando qualcuno, con strani ed indigesti giochi di palazzo, immaginava la sua defenestrazione. Non mi interessa – come non credo interessi ai cittadini – il mio rapporto con Dino Gentile che certo non può essere scalfito dalle illazioni.

Ciò che mi interessa è tutelare la mia dignità prepolitica e segnatamente la mia dignità personale ed esistenziale. Io non mi compiaccio per alcun attacco non solo agli amici, ma nemmeno agli avversari e non mi compiaccio per il semplice motivo che, generalmente, chi si compiace agisce nell’ombra o nella penombra  e rimesta nel torbido. Io sono di altra pasta: combatto sempre frontalmente e posso vincere e gioire delle vittorie o perdere e leccarmi pubblicamente le ferite. Sono, questi, valori prepolitici ed esistenziali.

A quattordici anni, chiusa l’ultima pagina del Signore degli Anelli di Tolkien, non sapevo in chi immedesimarmi perché erano tutti splendidi protagonisti o comprimari o deuteragonisti, ma sapevo chi non sarei mai stato: Vermilinguo, l’infido consigliere che agisce nell’ombra e, appunto, si compiace delle disgrazie altrui. Ho cancellato all’epoca dal mio dizionario personale il verbo “compiacersi”.

“Ardisco non ordisco” diceva il vate D’Annunzio e io non ho mai ordito nell’ombra e ho sempre tentato di ardire: ho tentato di ardire con il programma dei lavori pubblici e con la realizzazione della nuova biblioteca civica… non avevo e non ho tempo di ordire, ancor meno alle spalle di un amico. E solo chi ordisce poi si compiace!

Mi ha insegnato, prima mio nonno e poi mio padre, che l’amico e l’alleato lo si può criticare anche francamente, ma frontalmente ed in ogni caso non ci si separa da lui mai, ancor meno nella cattiva sorte. Mi ha sempre detto mio nonno: “i nostri matrimoni di idee si rinforzano soprattutto nella cattiva sorte!” Per la prima volta mi hai toccato, non già perché ipotizzi il vero, ma per il semplice fatto che, per la prima volta, l’ipotesi è tale da ingenerarmi molta amarezza.

So che sei persona onesta intellettualmente – e lo dico senza alcuna ironia –  e quindi ti prego di registrare che il sottoscritto è sicuramente ricco di difetti, ma fra di essi non si può annoverare l’atteggiamento di chi si sfrega le mani nella penombra. Molti amici hanno dovuto tollerare le mie intemperanze, le mie bizze, i miei sconforti, le  mie impennate umorali: nessuno di essi, se attaccato per qualsivoglia motivo, mi ha mai sorpreso, né mi sorprenderà mai a “compiacermi” nell’ombra, ma, al massimo, al suo fianco, a prescindere da torti o ragioni, a dar battaglia alla luce del sole!

Permettimi una ultima considerazione. Sostieni che Gentile sia asserragliato a Alamo ed io sono convinto dell’esatto contrario, ma in ogni caso io sarò l’ultimo a lasciare Alamo. Le elezioni, come le guerre, si possono vincere o perdere e c’è sempre un appello. La dignità , per la quale il Buon Dio è stato generoso distribuendola a tutti e a prescindere da intelligenza, cultura e censo, è un bene prezioso perché si può perdere una sola volta e non la si riacquista più perché non ci sono appelli.

Io alla mia ci tengo!

Andrea Delmastro delle Vedove

                                                                                                                         

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