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I sentieri di montagna sono una giungla

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Quelli più battuti rimangono puliti e facilmente percorribili, ma tanti particolarmente difficili e trascurati sono spesso lasciati allo sbando. Sono i sentieri biellesi, un tesoro straordinario sovente poco valorizzato e spesso a dir poco trascurato.

Quelli più battuti rimangono puliti e facilmente percorribili, ma tanti particolarmente difficili e trascurati sono spesso lasciati allo sbando. Sono i sentieri biellesi, un tesoro straordinario sovente poco valorizzato e spesso a dir poco trascurato.

«Il nostro è un territorio ricco e vario, pienamente fruibile perché dotato di una delle reti sentieristiche più vaste e moderne d’Italia, composta da 300 sentieri per uno sviluppo complessivo di circa 1600 km» recita il sito della Regione, cui fa eco quello dell’Atl biellese, che lo definisce «il paradiso del trekking in Piemonte». Ma a simili sviolinate non corrisponde una doverosa ed efficace organizzazione nella cura dei sentieri, la cui manutenzione è quasi del tutto in mano ad associazioni di volontari come la sezione biellese del Cai (Club alpino italiano) e la Casb (Consociazione amici dei sentieri del Biellese).

Nel 2008 nasceva la Consulta provinciale dei sentieri, presieduta dall’assessorato provinciale al turismo e di cui facevano parte l’Atl, il Cai, la Casb, il Soccorso alpino e la scuola di alpinismo “Tike Saab”. La Consulta, che doveva occuparsi del monitoraggio e della manutenzione dei sentieri, è scomparsa insieme alla Provincia: su chi oggi debba farsi carico della gestione delle vie di montagna c’è tanta confusione e i risultati vengono di conseguenza.

«La grande maggioranza dei sentieri è in territorio comunale e sono i Comuni che dovrebbero occuparsene – spiega Luca Dionisio, presidente del Casb – ma dei tanti assessori al turismo o alla viabilità, che sulla carta dovrebbero prendere in considerazione anche la sentieristica, ben pochi lo fanno. Il grosso viene lasciato in mano alle associazioni di volontari o a chi organizza le molte gare di corsa o di mountain bike e si premura di pulire il tracciato prima della competizione». Pulizia, manutenzione e rinnovo della segnaletica dovrebbero essere costanti, tanto più quest’anno che le piogge hanno inselvatichito ampi tratti di montagna facendo crescere piccole foreste di felci. Le segnalazioni degli appassionati escursionisti sono numerose, ma Dionisio replica: «Tutti si lamentano, nessuno fa niente. Quando organizziamo le uscite col Casb non si fa mai vivo nessuno. Gli Alpini di Graglia ogni anno a Giugno fanno pulizia, chi vuole andare a dare una mano può farlo. Si fanno tante parole ma quello che davvero manca è l’amore per il territorio, la mentalità locale è quella individualistica di chi è attento soltanto alla cura del proprio giardino».

Dello stesso avviso è Daniela Tomati, presidentessa della sezione locale del Cai, che si dichiara sconfortata nel vedere andare a rotoli un territorio che tutti dovrebbero avere a cuore. A una situazione già di per sé sconfortante, in cui molti sentieri poco battuti sono davvero lasciati allo sbando, Tomati aggiunge ancora un dettaglio negativo: «I volontari dovrebbero essere più rispettati da uno Stato che con le sue sole forze può fare ben poco, invece il volontariato è reso difficile e complicato da leggi che sono un disastro. Con la Provincia che ormai non esiste più e i Comuni malmessi il volontariato andrebbe incentivato, di certo non ostacolato».

A Luglio di quest’anno il Cai ha coinvolto in un’azione di pulitura e marcatura dei sentieri quindici giovani volontari provenienti dall’Itis. L’iniziativa si fa spunto per Tomati per un’ultima riflessione: «Sarebbe bello se si riuscisse a far innamorare i ragazzi del proprio territorio, coinvolgendoli attivamente nella cura dello stesso come alternativa all’andare su e giù per Via Italia».

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