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Ed ecco i cani che ringhiano

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Sono appena tornata dal solito giro sotto i soliti 40 gradi: un massacro, a dire il vero.

Sono appena tornata dal solito giro sotto i soliti 40 gradi: un massacro, a dire il vero.

Il mondo è diviso a zone e organizzato in giri. Ogni postino titolare conosce a menadito il suo blocco di vie, borgate e cantoni, ti recita numeri civici e cognomi come il rosario e sa fatti e misfatti degli abitanti. 

Io dell’ultima zona che ho imparato mi ricordo giusto i nomi dei cani, ed è già qualcosa. La maggior parte delle bestiole paiono seguire il cliché più ovvio nel voler staccare il braccio del postino a morsi, sarà per quello che rimangono impressi: se solo più proprietari delle case ringhiassero quando arrivo, me li ricorderei meglio…

La matricola passa i primi due giorni di lavoro ad affiancare il postino anziano e a tentare di memorizzare. Circolano sottobanco appunti sgualciti con disegnate sopra le strade e le sequenze dei numeri, in quelli che paiono attorcigliati alberelli fioriti di cifre. Il mio primo giro era lungo 40 chilometri, attraversava 3 comuni e 30 frazioni. Il postino titolare se lo spara in 3 ore e mezza. Io sono riuscita ad impiegarcene 8 quando non sapevo dove andare.

E vi giuro che ho buona memoria.Ma lo stesso dopo una settimana ero “la postina che corre”, perché per risparmiare tempo dopo aver parcheggiato la macchina al posto sbagliato correvo. Sotto il sole delle 2. Con due albicocche e quattro litri d’acqua in pancia, di cui tre e mezzo già riconvertiti in sudore. Che poesia. Che pacchia.

Gaia Quaglio

( 2 – Continua, la prossima puntata di “Vita da postina” su La Nuova Provincia di Biella in edicola mercoledì)

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