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Così ottusi, così biellesi

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Non si può rimanere tristi a lungo, se pensiamo a quanto Amore i nostri occhi incrociano quotidianamente. Se mi fermo a rifletterci bene, l’amore è davvero in ogni cosa che mi circonda. Non si limita alla natura e alle sue meraviglie. Non si limita all’uomo e alle sue meraviglie, e, neppure, al timido sole che fa capolino dopo dannati giorni di morte, piogge torrenziali e danni ogni dove. Lo percepisco negli occhi vispi del cagnolino appena arrivato in famiglia, che corre con le orecchie al vento e scopre la Vita inseguendo una pallina. Lo percepisco negli occhi commossi di un’amica che mi rivela di custodire una nuova Vita dentro di sé, in una sera qualunque, ad una cena qualunque. Lo percepisco quando incrocio gli occhi grati di un anziano che ha già vissuto una Vita intera, quando in cassa al supermercato gli cedo il mio posto per galanteria.

Lo percepisco ad un concerto atteso da mesi, quando, alle prime note della canzone che ho consumato a repeat, sento la Vita che mi scorre nelle vene, e gli occhi che brillano un po’. Lo percepisco alla mostra della Frida che amo, quando gli occhi miei estasiati ammirano quegli schizzi e quelle pennellate a pochi centimetri dal mio respiro, e quei colori vibranti che hanno regalato un senso alla Vita della meravigliosa artista messicana. Lo percepisco nei visi degli innamorati, che con i loro occhi languidi si mangiano vicendevolmente, scambiandosi Vita in uno sguardo, che importa se essi siano di sesso opposto o medesimo.

Qualche giorno fa, in pausa pranzo, un panino al prosciutto è stato l’unico testimone delle confessioni tra me e un collega. Intelligente, discreto, gay. I suoi racconti di Vita, con un nodo stretto, mi hanno legato lo stomaco e il panino ha faticato a farsi digerire. Siamo semplicemente curiosi verso il nuovo o siamo semplicemente cattivi verso il diverso? Quanta violenza, alle mie orecchie e alla mia coscienza, nel sentirmi riportare certe situazioni di imbarazzo e vergogna, di cui Biella è, malauguratamente, ancora vittima e carnefice. Siamo così bigotti da scagionare come “forma d’amore” anche il tradimento. Amiamo esibire sorrisoni smaglianti e circondarci di fittizi matrimoni tra ricchi e arricchiti, cornuti uguali,  consenzienti e non. Pediniamo e perseguitiamo sino a tragici epiloghi, che poi archiviamo come annunciati, in nome dell’amore. Ma l’Amore che cos’è, se non poter gridare alla luce del sole che una persona, quella precisa persona, ti fa stare bene e ti completa?

Mi sento così impotente di fronte all’indignazione umana, e nello specifico dei biellesi perbenisti di sto cavolo, che alla vista di un bacio omosessuale, e neppure alla francese,  inorridisce o mormora, osservando con insistente maleducazione, in entrambi i casi. Teste acconciate “verde speranza evidenziatore Stabilo” – che non starò a commentare – fanno meno scalpore. Anelli da toro – che non starò a commentare – sui visini acqua e sapone delle nostre ragazzine che emulano le bad girls tanto in voga, fanno meno scalpore. Le coppie di scambisti – che non starò a commentare – nel parcheggio del McDonald, fanno meno scalpore. Nuove generazioni che si fumano anche l’intonaco della cameretta con affissi i poster di Peppa Pig – che non starò a commentare –  fanno meno scalpore.

Rimane un mistero il perché, una coppia omosessuale abbia sempre tutti i riflettori del peccato puntati addosso. Di quei bei riflettori enormi, degni di un Red Carpet. Siamo ancora così ignoranti, così ottusi, così irrimediabilmente provinciali. Così biellesi. O esasperiamo la nostra  condizione, ed è subito moda e ammirazione, o scatta la discriminazione. La discrezione non è accettata, in nessun contesto. Resta fondamentale esibire, senza ritegno, ciò che abbiamo e ciò che nemmeno siamo, ma vorremmo essere. Che tristezza, miei cari biellesi, per fortuna c’é l’Amore che ci salva. L’Amore, senza Limiti alcuni.

Silvia Serralunga

La rubrica di Silvia Serralunga viene pubblicata sulla Nuova Provincia di Biella in edicola sabato