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Concorsi nella scuola, regole sbagliate

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Caro direttore, ho visto che la mia interrogazione sui precari della scuola ha creato un bel dibattito sul suo giornale. Forse però non tutti hanno appreso correttamente il mio messaggio. Il fatto che contesto non è  il luogo di nascita dei professori ma il luogo di residenza. Mi riferisco per esempio al lettore che invitava i biellesi ad andare a lavorare a Londra. Son contento per lui se ha trovato lavoro lassù, ma il mio compito è quello di far star bene i biellesi a Biella, di creare posti di lavoro qui da noi! E di non farlo perdere a chi il lavoro lo aveva. Mi riferisco alle graduatorie degli insegnanti precari del Nord che con le nuove regole si son visti sorpassare da colleghi del Sud perché inseriti a pettine e non in coda alle graduatorie  provinciali locali.

Perché su 33.380 immissioni in ruolo (28.781 docenti e 4.599 non docenti) in gran parte nelle regioni settentrionali, ben poche andranno agli insegnanti lì residenti. Perché, a differenza del passato, è stato possibile cambiare graduatoria provinciale (si poteva optare fino a 3 province diverse) e le 29mila cattedre andranno metà ai vincitori di concorso e metà alle graduatorie provinciali a esaurimento. Tolto dall’allora ministro Carrozza il vincolo dei 5 anni nella provincia di prima nomina in ruolo, ora ridotto a tre, internet ha fatto il resto con siti creati per capire su quale provincia puntare. A Torino la maestra elementare che era prima è finita al numero 69, superata da sessantotto colleghi in arrivo da altra regione. E delle 129 cattedre su cui puntavano i precari storici, 108 saranno assegnate a nuovi arrivati. Metà sono siciliani. A Milano nella scuola primaria tutti i posti fino al 237 sono occupati da insegnanti che arrivano da fuori. In provincia di Lucca, dieci degli undici immessi in ruolo saranno siciliani, calabresi e campani. A Bergamo tutti i 5 posti vanno a maestri del Sud. A Pavia una maestra precaria da 17 anni era finalmente ventesima e a un passo dalla cattedra, ora è trentanovesima. Una cinquantenne ha perso trenta posizioni e si è rassegnata ad andare in pensione da precaria. A Torino assegnate agli insegnanti del Sud l’84 per cento delle cattedre, nella scuola primaria di Milano il 98.

Anche a Biella ci sono stati casi analoghi. Probabilmente chi mi critica le considera solo tante piccole storie, che siamo tutti uguali difronte la Costituzione. Io invece le giudico come una grande ingiustizia. Ecco perché con altri deputati di Lega Nord ho proposto al ministro della Pubblica Istruzione di prevedere concorsi in cui la residenza sia un requisito fondamentale per poter accedere alle graduatorie.  Altrimenti con la solfa che siamo tutti italiani con ugual diritti solo qualcuno ci guadagna. E tipicamente non risiede al Nord.

Roberto Simonetti
(Lega Nord Padania)

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