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Ci sono occasioni che se le perdi ti mangi le mani.

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Ci sono occasioni che non bisogna perdere. Quelle che se le perdi, poi ti mangi le mani. Marco Cavicchioli è una di queste. Lo dicevano “debole”, ma ha avuto la forza di dettare la linea senza tentennamenti. Lo definivano “sconosciuto”, ma ha conquistato il terreno centimetro dopo centimetro. Lo dipingevano come “politicamente sprovveduto” e lui ha risposto con un programma di buon senso, delle linee d’azione chiare, una visione fresca e coerente del futuro della città e, perché non dirlo, tante volte ha anche “messo in mutande” un avversario abile e scafato. Altro che sprovveduto. 

Ci sono occasioni che non bisogna perdere. Quelle che se le perdi, poi ti mangi le mani.

Marco Cavicchioli è una di queste.

Vorrei lasciar da parte, oggi, il palcoscenico: programma elettorale, dichiarazioni, interviste, linea politica. Tutto già andato in scena, tutto già conosciuto. Marco ha ben spiegato che cosa  e come vuole farlo. Di più: dalle promesse è già passato ai fatti, mantenendo l’impegno di evitare alleanze per il ballottaggio, nel tentativo, rischioso e coraggioso, di dar vita ad una giunta vera, libera, efficace.

Lasciamo stare il palco, allora. Passeggiamo dietro le quinte, sotto il graticcio, tra macchine di scena, fondali, costumi e i tanti oggetti che servono per alzare il sipario sullo show di una campagna elettorale. Perché questo è una campagna elettorale: un grosso varietà fatto apposta per vincere e convincere. C’è chi sceglie lo stile “ricchi premi e cotillon”, chi non dice nulla e si limita ai fuochi d’artificio confidando nel vecchio adagio “pane et circenses”. E c’è chi, come Marco, preferisce il taglio da “talk”, per ascoltare, discutere, spiegare. Ma uno show è e uno show resta, la campagna elettorale. Uno show difficile, emozionante, divertente, faticoso.

Dietro le quinte sta una squadra che si è fatta in quattro. Che ha lavorato fino a notte, ha discusso, litigato, sorriso. Persone che di certo, qualche volta, avranno avuto pure voglia di mollare, ma non lo hanno fatto: si sono investite fino in fondo, togliendo tempo al lavoro, alla famiglia, al sonno. Una squadra composta da sensibilità diverse. Talmente diverse che solo un candidato come Cavicchioli avrebbe saputo riunire e valorizzare. Io non c’ero, ma molti li conosco. E, soprattutto, ero in platea a godermi  lo spettacolo. A sipario chiuso, eccomi in piedi ad applaudire.

Il perché è semplicissimo: la narrazione ha coinvolto il pubblico, movimentato i giovani, raggiunto anche quelli delle ultime file, entusiasmato gli appassionati del genere, dato una sveglia a chi sonnecchiava in galleria.  

Perché lo scrivo? Per dare una pacca sulla spalla ai tanti amici che hanno lavorato in sala macchine? No. Non ne hanno bisogno. Non lo cercano. Non è il loro obbiettivo.

Lo scrivo perché è la prima, incontestabile evidenza che Marco Cavicchioli è un’opportunità da non perdere, una svolta possibile, una pagina nuova.

Mai come oggi il centro sinistra fibrilla sotto una forte spinta di rinnovamento. Mai come oggi son volati i coltelli (per una volta dritti sul muso e non alla schiena) tra correnti, correntine, importanti movimenti e presuntuose bocciofile di quartiere. Diversi, avrebbero potuto essere i candidati alla poltrona di sindaco. Ma non so quanti (forse nessuno) avrebbero unito come ha unito Marco Cavicchioli.

Fuori dagli schemi, animato da una vera volontà di cambiamento, sincero nei principi espressi sui modi della politica, ha federato invece che diviso, ha raccolto invece che spartito, ha ascoltato invece che imposto.

Diciamola, la verità: i peggiori nemici, nelle campagne elettorali, sono i tuoi alleati. Quelli che dovrebbero far vela con te e che invece ti remano contro, perché interessi personali, di parte o di corrente, prevalgono sull’obbiettivo ultimo della vittoria.

Questa volta non è andata così. E io sono convinto che è andata diversa perché al timone c’era Marco.

Lo dicevano “debole”, ma ha avuto la forza di dettare la linea senza tentennamenti. Lo definivano “sconosciuto”, ma ha conquistato il terreno centimetro dopo centimetro. Lo dipingevano come “politicamente sprovveduto” e lui ha risposto con un programma di buon senso, delle linee d’azione chiare, una visione fresca e coerente del futuro della città e, perché non dirlo, tante volte ha anche “messo in mutande” un avversario abile e scafato. Altro che sprovveduto.  

Questa volta, mentre le luci si spengono e il foyer si riempie di voci e commenti, sbirciare dietro le quinte aiuta a capire. A capire che Marco Cavicchioli ha già cominciato a fare quello che ha promesso di fare: ascoltare, mediare, decidere e offrire soluzioni credibili. Questa volta, le macchine di scena non svelano solo segreti di fondali, ma svelano un’attitudine, un approccio, un punto di vista nuovo, diverso, efficace.

Ci sono opportunità da non perdere. Che se le perdi ti mangi le mani.

Ne abbiamo perse tante, tra Riva e il Villaggio, tra l’Oremo e Chiavazza.

Questa prendiamola al volo, che domani lo show non c’è più. C’è solo una città, la nostra, con le sue montagne belle, le sue stanche ciminiere e la sua voglia, nascosta sotto i nostri brontolii da valligiani, di ricominciare a vivere.

Diamole una chance, a questa città che aspetta, che spera, che ancora si fida di noi.

Edoardo Tagliani

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