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Caro Babbo Natale ti scrivo…

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Caro Babbo Natale, sono ormai molti anni che non ti scrivo più e, nonostante lo facciano adesso i miei figli, sento il bisogno di rivolgermi a te per vedere, se almeno tu, riuscirai a portarmi  qualche “dono”.

Caro Babbo Natale, sono ormai molti anni che non ti scrivo più e, nonostante lo facciano adesso i miei figli, sento il bisogno di rivolgermi a te per vedere, se almeno tu, riuscirai a portarmi  qualche “dono”.

Mi piacerebbe, caro Santa Claus, che tu facessi qualcosa per il mio territorio. Mi piacerebbe  che riuscissi a dare una speranza. Quella che manca alla stragrande maggioranza degli uomini e delle donne che vivono in queste valli e che, a volte, vengono sopraffatte dal dolore del vivere e non ce la fanno più preferendo la morte alla vita. Sempre di più, ogni giorno di più.

Mi piacerebbe che questa speranza, una volta riaccesa passasse dai giovani che scappano appena possono e difficilmente, poi, tornano; mentre gli anziani, che non possono più andare da nessuna parte, vengono trattati come un business per le case di riposo.

Ti chiedo, se possibile caro papà Natale, che la natura che ci circonda, così bella e ancora per fortuna selvaggia, non venga continuamente violentata, derubata e offesa con dighe, cave, centrali, centraline e inutili autostrade.

Spererei tanto che la povertà, la disoccupazione, la precarietà e la mancanza di futuro non fossero solo parole per riempire conferenze o convegni e che, anche se li ringraziamo tutti i giorni, ad occuparsi della miseria non fossero solo i preti. Perché uno può anche nascere povero, ma un paese che accetta o aumenta l’indigenza è uno stato che ha fallito, una comunità che privilegia l’individualismo proprietario al benessere e alla felicità collettiva muore, ogni giorno, lentamente.

Desidererei infine, che chi ha avuto il compito di governare questo nostro biellese passasse un po’ meno tempo su facebook e un po’ più in mezzo alle persone, perché c’è un mondo lì fuori e meriterebbe provare ad ascoltarlo.

Caro Babbo Natale, io penso che tu non esista, anche se i miei figli sono convinti del contrario e so anche che quello che ti ho chiesto non è nulla di materiale. Forse è un’illusione, un sogno, una speranza, ma la rassegnazione è un suicidio quotidiano e io preferisco vivere e vedere tornare a vivere anche il mio biellese che tanto amo e che tanto mi ha dato.

www.alasinistra.org

Roberto Pietrobon

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