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“Riorganizzazione dei parchi: la Burcina è a rischio”

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Il parco della Burcina negli ultimi mesi non se l’è passata particolarmente bene, ma la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. A lanciare l’allarme sono stati il Pd e il consigliere regionale Vittorio Barazzotto, preoccupati dal disegno di legge regionale per la riorganizzazione della gestione delle aree protette piemontesi, che mira ad accorparle in 7 enti anziché i 14 attuali.

Il parco della Burcina negli ultimi mesi non se l’è passata particolarmente bene, ma la situazione rischia di peggiorare ulteriormente.

A lanciare l’allarme sono stati il Pd e il consigliere regionale Vittorio Barazzotto, preoccupati dal disegno di legge regionale per la riorganizzazione della gestione delle aree protette piemontesi, che mira ad accorparle in 7 enti anziché i 14 attuali.

“Se la ‘razionalizzazione’ si riduce ad un puro intervento di ‘accentramento’ di realtà diverse – chiariscono dalla segreteria provinciale del Pd -, si finisce per accrescere inefficienza e burocrazia: è il caso della Burcina, un gioiello botanico e paesaggistico del nostro territorio, che rischia di soccombere nella ondata riformatrice innescata per far fronte alla disastrata situazione delle finanze pubbliche piemontesi”.

Con questo disegno di legge, le aree protette del Biellese – attualmente gestite, insieme a quelle del Vercellese, dall’Ente di gestione delle Riserve Pedemontane e delle Terre d’Acqua – verrebbero ulteriormente accorpate ai parchi e riserve del Novarese, “un affastellamento di aree lontane ed eterogenee che rischia di rendere la loro gestione ancora più inefficiente di quanto già non sia oggi e che sicuramente renderà ancora più dura la competizione di ciascuna area per accedere a risorse sempre più scarse. E che, con l’allontanamento del baricentro amministrativo dal nostro territorio, rischia di penalizzare le aree protette più piccole, più periferiche e più delicate dal punto di vista naturalistico, come il Parco Burcina”.

Già oggi, dopo la perdita nel 2012 dell’autonomia gestionale del Parco,  si assiste ad un suo evidente declino: “L’attuale Ente di gestione – è il giudizio del Pd – si è dimostrato incapace di garantire perfino la manutenzione ordinaria, che è ripresa, circa un anno fa, solo dopo le proteste dei cittadini e grazie all’intervento provvidenziale della Fondazione CRB. Per non parlare del venir meno delle funzioni didattiche, scientifiche, ricreative e turistiche precedentemente svolte dal Parco e oggi purtroppo completamente abbandonate, a causa delle scarse capacità strategiche e operative del soggetto gestore”.

Con la riorganizzazione ipotizzata, si teme dunque che la situazione possa ulteriormente peggiorare: un piccolo giardino storico, di grande valore botanico, si troverebbe schiacciato (rappresentandone solo lo 0.4%) tra 14.000 ettari di ‘Terre d’acqua’.

Di questi timori il consigliere regionale Vittorio Barazzotto si è fatto interprete presso l’Assessore regionale all’ambiente Alberto Valmaggia, proponendo un modello di governance più flessibile e innovativo, che consideri il Parco Burcina alla stregua di una ‘eccellenza’ locale, da difendere e valorizzare nella sua tipicità.

“La giusta spinta verso la razionalizzazione delle spese – sostiene Vittorio Barazzotto – deve tenere conto delle specificità di ogni singolo territorio e del contributo che questo può dare al ‘sistema regionale’ nel suo insieme. Nel caso della Burcina, stiamo parlando di una perla del nostro territorio, che ha tutte le carte in regola per tornare ad essere – come è stata in passato – un attrattore turistico per tutto il Piemonte e non solo per il Biellese. Gestire al meglio questa risorsa dovrebbe essere una priorità: per le amministrazioni locali ma anche per il mondo imprenditoriale, come ad esempio sta avvenendo, con ottimi risultati, nel caso della vicina Oasi Zegna”.

Per questo per il Pd biellese è indispensabile che il Parco possa contare su una gestione  ‘vicina’, attenta, consapevole e competente, con un modello che coinvolga i Comuni proprietari dell’area e consenta una maggiore efficacia ed efficienza della gestione: innanzitutto garantendo una adeguata tutela del Parco dal punto di vista naturalistico, e poi valorizzandone adeguatamente le potenzialità scientifiche, didattiche, turistiche e ricreative.

“Un tale modello – concludono dal Pd – potrebbe rappresentare un vero e proprio laboratorio, in cui sperimentare nuove forme di governance delle aree protette, più flessibili e innovative, coinvolgendo il territorio ed attivando i processi partecipativi previsti dalla legge e dalla Convenzione Europea del Paesaggio, a cui Regione Piemonte aderisce. Solo così si metteranno i parchi in condizioni di poter sviluppare appieno le proprie potenzialità sociali ed economiche, assumendo il ruolo di leadership delle comunità locali nel processo di sviluppo sostenibile: questo è infatti il ruolo che la legge assegna alle aree protette e che assume oggi, in una fase economica fortemente recessiva, una particolare importanza e urgenza”.