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Ramella non stappa bottiglie e prepara l’elmetto: “Non è il momento di festeggiare”

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Non è una vittoria elettorale da brindisi e spumante. Emanuele Ramella Pralungo, anziché stappare bottiglie, preferisce “festeggiare” preparando l’elmetto.

Non è una vittoria elettorale da brindisi e spumante. Emanuele Ramella Pralungo, anziché stappare bottiglie, preferisce “festeggiare” preparando l’elmetto.

Il nuovo presidente della Provincia di Biella sembra infatti molto determinato a scendere subito in trincea.

“Ovviamente – sono le sue prime parole – ringrazio chi ha deciso di concedermi fiducia. Oggi, però, non è il momento delle feste, ma quello della responsabilità. Siamo chiamati a gestire un ente enormemente indebitato e a trovare la strada per accompagnare in porto una nave parecchio in difficoltà. Dobbiamo far sentire la nostra voce fuori dal territorio: o arriva un aiuto o Roma e Torino si assumeranno le loro responsabilità”.

Ha tutta l’aria di essere una minaccia e molto probabilmente lo è, soprattutto alla luce dei soldi che ancora il Biellese attende dalla Regione e dal governo.

“Ci diano il denaro che ci è dovuto – ribadisce Ramella Pralungo -, altrimenti andremo avanti firmando gli atti giudiziari previsti. Chiederemo subito i pagamenti e, in caso di risposte negative, saremo pronti a mettere in mora gli enti, come i creditori hanno fatto con la Provincia”.

Il fatto di avere interlocutori della stessa parte politica, sia a Roma che a Torino, può essere un vantaggio: “Può darsi – continua Ramella Pralungo -, ma di sicuro noi non faremo sconti a nessuno. Oggi rappresento il territorio biellese e intendo difendere il territorio biellese. Lo ripeto, ognuno si assuma le proprie responsabilità”.

Di sicuro, vista la situazione, guidare la Provincia non sarà un compito facile.

“Qualcuno mi ha chiesto chi me lo abbia fatto fare – ammette -. Di certo non l’indennità, visto che non prenderemo un euro. Anche questo è giusto che i cittadini lo sappiano. Tuttavia, quando vieni eletto sindaco, ti prendi una responsabilità. Qualcuno di noi doveva farlo. Io non sono il tipo che si ferma a guardare la nave che affonda, sulla barca ci salgo. E scendo per ultimo”.

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