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Lavora gratis così ti sdebiti – VERSIONE INTEGRALE

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Al di là del fatto che definire Occhieppo Superiore e Pollone dei “villaggi africani” per la presenza di un pugno di stranieri pare un filino eccessivo (normalmente, nei villaggi africani, giusto per informazione, le proporzioni sono inverse: il 99% degli abitanti è africano e l’1% straniero, ma non vorrei sembrare troppo pedante con della statistica di difficile comprensione), “usare” gli immigrati per lavori socialmente utili ha, forse, da un punto di vista certamente veterocomunista, una nota di razzismo intrinseco.

Mi perdonerà, Andrea Panataro, se alla sua opinione franca e diretta, contrappongo la mia. Prima di scrivere, informarsi sarebbe d’uopo. Al di là del fatto che definire Occhieppo Superiore e Pollone dei “villaggi africani” per la presenza di un pugno di stranieri pare un filino eccessivo (normalmente, nei villaggi africani, giusto per informazione, le proporzioni sono inverse: il 99% degli abitanti è africano e l’1% straniero, ma non vorrei sembrare troppo pedante con della statistica di difficile comprensione), “usare” gli immigrati per lavori socialmente utili ha, forse, da un punto di vista certamente veterocomunista, una nota di razzismo intrinseco.

Forse non sa, Andrea Panataro, che alcuni di loro sono laureati. O falegnami. O imbianchini perfetti. O agricoltori che qui ce li sogniamo. O idraulici, meccanici, pittori, autisti (mestiere difficilissimo, in Africa). Il dubbio di un velato razzismo è forse legittimo a fronte di un ragionamento tipo: siccome tu scappi da una guerra e vieni da me, io ti obbligo a fare quello che da me non vuole fare nessuno o, comunque, quello che non abbiamo i soldi per pagare. Faccelo gratis, così ti sdebiti.

Il destino, sempre ironico, vuole che, come spiegato sul web da Marco Vitale, molti dei “nullafacenti proprietari di telefoni costosissimi”, stiano già lavorando per i loro villaggi africani di Occhieppo e Sordevolo. Ma Andrea Panataro, che scrive prima di chiedere, evidentemente non lo sa.

Ah. I famosi 35 Euro. L’ha già scritto Vitale. Lo riscrivo. 32,5 restano in Italianissime tasche sotto forma di rimborso per le strutture che li ospitano, salari per le persone che con loro lavorano, pasti cucinati da bianchissime cooperative o similia. La restante cifra (astronomica, lo so) di 2,5 Euro al giorno, viene loro generosamente elargita per svaghi e diletti di altissimo profilo che sconfinano nel lusso estremo, come prendere il pullman per muoversi o telefonare a casa (tramite i costosissimi cellulari di cui sopra che, nella maggior parte dei casi, sono donati da gente che suppongo adori vivere in villaggi africani) tanto per sapere se una casa ce l’hanno ancora e se la loro famiglia è viva.

Comunque, Andrea Panataro carissimo, io che in villaggi africani ci ho vissuto tanti anni, sa che cosa ci ho trovato? Guerre, fame, miseria. E poi un vicino di casa che, quando la notte era troppo lunga e paurosa, quando nel cielo c’erano solo i traccianti e i bum dei mortai, bussava alla porta e mi offriva quattro fagioli, dicendomi che l’alba, di lì a poco, sarebbe arrivata. E che la notte, di lì a poco, sarebbe finita.

Non li aveva, 32 Euro e mezzo. Ma i fagioli sì. E quelli mi dava, per tirare mattino. Nessuno, a mia memoria, mi ha mai chiesto di pulire un fosso per sdebitarmi di quelle notti grevi. Si stava. Insieme. Ad aspettare che finisse e che il sole arrivasse. Si chiama accoglienza, ed è del tutto daltonica. Non vede i colori. O sei capace di accogliere, o sei capace a cacciare. Scelga lei, stimatissimo Andrea Panataro, che cosa vuol fare nella sua vita. Della sua vita.

Edoardo Tagliani


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