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Vercellese vince un Oscar

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La notte degli Oscar con il suo mitico Red Carpet su cui sfilano le stelle che ci fanno sognare di fronte al grande schermo, ha da sempre qualcosa di magico. E’ l’ideale linea di demarcazione che chiude una stagione di cinema assegnando i riconoscimenti definitivi, quelli che contano davvero e che fanno volare un film nella leggenda.

La notte degli Oscar con il suo mitico Red Carpet su cui sfilano le stelle che ci fanno sognare di fronte al grande schermo, ha da sempre qualcosa di magico. E’ l’ideale linea di demarcazione che chiude una stagione di cinema assegnando i riconoscimenti definitivi, quelli che contano davvero e che fanno volare un film nella leggenda. 
Ebbene, domenica notte la consegna delle statuette ha parlato anche un po’ vercellese. Sì, da oggi la città di Sant’Eusebio può anche vantare un premio Oscar. Lo ha vinto il truccatore Alessandro Bertolazzi, toscano ma piemontese di origini al punto che in tutti gli articoli dedicati alla cerimonia citano “di Vercelli”. Un moto di orgoglio un po’ in tutti noi. Bertolazzi sul palco dei grandi ha voluto ringraziare tutti e dedicare il premio agli immigrati, a coloro che come lui girano il mondo per lavorare. La giuria ha inteso premiare il suo lavoro in tandem con Giorgio Gregorini (che si occupa delle parrucche) per il film di azione “Suicide Suad” avendo la meglio su “Star Trek Beyond” e “A man called Ove”.

Alessandro Bertolazzi era alla prima candidatura ma lavora da anni con i big del cinema e con le serie televisive di Hollywood. Sempre aggiornatissimo sul make up lavora con gli Studios ormai da dieci anni. La sua giornata tipo prevede l’arrivo sul set prima dell’alba, tra le quattro e le cinque e poi l’inizio del lavoro sui personaggi che a volte può durare fino a tre ore. Dopo otto ore di lavoro (Bertolazzi opera anche sul set) arriva la pausa. Alla fine c’è il lavoro contrario, ovvero struccare gli attori, sistemare il set e pianificare la giornata successiva. Quindici ore di lavoro in tutto per una media di circa cinque mesi a film. Un lavoro tanto impegnativo quanto evidentemente appagante.

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