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La “Menabrea” diventa una canzone d’amore: su Youtube il singolo del giovane rapper Mesa

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Una birra, un ristorante… e adesso diventa pure una canzone. Menabrea da qualche tempo parla anche la lingua della musica e lo fa con accento romano. Alla “bionda” biellese più conosciuta in Italia, infatti, è intitolato il singolo di Mesa, al secolo Andrea Vozzi, giovane rapper della capitale. Da circa un anno è possibile ascoltare il brano su YouTube, sul canale MesaSPQR.

Il testo parla di una delusione d’amore e di amicizia.

«Mi ero lasciato da poco con la mia ragazza – racconta l’autore -. In quel periodo, un po’ per distrarmi, il sabato pomeriggio mi trovavo con gli amici nel solito bar a fare aperitivo. Abbiamo iniziato a bere Menabrea. Una, due, tre volte, finché è diventata una nostra tradizione: ogni sabato pomeriggio ci troviamo e ci facciamo una birra, rigorosamente Menabrea».

Un concetto riassunto nel ritornello: Scrollo col dito i contatti sull’iPhone 6 / passando sopra il suo nome ripenso a lei / Ma non mi importa davvero se non ci sei / Non penso a niente, giù una Menabrea coi miei.

Per il ventenne romano, che studia per diventare tatuatore e coltiva la passione per la musica, la canzone ha un significato particolare, perché è la prima registrata in assoluto. Ne aveva già scritte altre, ma erano sempre rimaste soltanto sui suoi appunti, chiuse in un cassetto: «È il pezzo a cui tengo di più – conferma – perché, oltre a essere il primo pezzo registrato, è diventato una valvola di sfogo, in diversi sensi. Da una parte perché quella “birrata” con gli amici mi faceva stare meglio, dall’altra, da un punto di vista artistico, perché dopo “Menabrea” ho iniziato a scrivere nuovi testi».

Dopo questo, infatti, ha pubblicato altri quattro singoli. A breve uscirà la sua prima opera “Scorci Ep”: «E’ un progetto da riprendere in futuro, pura espressione artistica. Sono proprio “scorci” della mia vita a tutti gli effetti. Sentendo un pezzo, la gente sa che cosa mi sta succedendo. La tracklist non segue ordini particolari o tematici, è in rigorosa sequenza cronologica di scrittura. Si evolve, così come la mia vita. Di quella parlo: nelle mie canzoni è raro che si trovino storie inventate. Direttamente o indirettamente, parlo di cose vere, che mi sono realmente successe. Non mi troverei a fare pezzi su vestiti costosi, macchine di lusso o soldi, perché è una realtà che non mi appartiene».

Un “realismo” che sta alla base anche di Menabrea, in questo caso simbolo di una Roma più “proletaria”. «Arrivo da un quartiere periferico. Chi fa indie di solito è soprattutto di Trastevere, io vivo nella zona di Nuovo Salario. E questo si riflette nei miei testi: anziché parlare di aperitivi in quartieri ricchi sorseggiando vini costosi, parlo della Menabrea in compagnia, bevuta nel bar vicino casa».

Una birra che spera possa portargli fortuna nel suo percorso artistico, ancora agli inizi e partito quasi per gioco: «Ho pubblicato il pezzo senza alcuna pretesa, per condividerlo con gli amici. Però il riscontro è stato superiore alle aspettative. La canzone ha iniziato a girare. Me ne sono reso conto la prima volta che uno sconosciuto, nel quartiere, mi ha guardato e mi ha detto: “Ah, tu sei Mesa… quello di Menabrea”».

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