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La Chimera al teatro Sociale

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Domani alle 21 appuntamento al Sociale di Biella con La Chimera, l’avvincente storia portata in scena da Lucilla Giagnoni e tratta dal romanzo di Sebastiano Vassalli.

Appuntamento venerdì alle 21 al teatro Sociale con La Chimera di Sebastiano Vassalli. Lo spettacolo portato sui palcoscenici italiani dall’attrice Lucilla Giagnoni, è una delle occasioni con cui si torna a parlare di questo romanzo italiano di Sebastiano Vassalli divenuto un best e long seller – la prima edizione Einaudi è del 1990, anno in cui vince il Premio Strega –: risulta essere tra i più ristampati, venduti, tradotti e anche studiati a scuola, spesso messo accanto ai Promessi sposi, ma che è soprattutto una bellissima e avvincente storia che, dal Seicento di manzoniana memoria, ci parla del presente e delle nostre ingiustizie e illusioni.
Tratto dal romanzo di Sebastiano Vassalli, Il racconto di Chimera ricostruisce una storia che nel 1610 sconvolse Novara: la tragica vita di Antonia, abbandonata ancora bambina davanti alla porta della Casa della Carità e cresciuta poi da una coppia di contadini nel villaggio di Zardino.

Antonia cresce e con lei la sua bellezza; si innamora di un forestiero, Gasparo, un vagabondo del tempo, un anarchico della campagna. Nel villaggio si diffondono leggende di malefici e crudeltà operate da Antonia e per giustificare le carestie la si accusa di essere una strega. Da qui il processo: viene arrestata e nel settembre del 1610, dopo aver subito violenze e torture, viene condannata al rogo; il boia, in gran segreto, l’avvelena prima di lasciarla alle fiamme, per non vederla soffrire. Lucilla Giagnoni porta in scena una figura femminile di struggente bellezza e sensualità attraverso un monologo appassionato, quasi la condanna di un presente che continuiamo a vivere con dolore.

La stregoneria rimane uno dei fenomeni più drammatici della nostra storia e Il racconto di Chimera ne ricostruisce un caso che nel 1610 sconvolse Novara. Il romanzo di Vassalli recupera un mondo popolato di personaggi grandi e infimi, come il boia, come i risaroli. Nella voce di Lucilla Giagnoni questo fatto diventa un monologo struggente di pena, quasi la condanna di un presente che continuiamo a vivere con dolore, se solo un poco ci soffermiamo a pensare che è ancora storia di noi. Come era stato per Vergine Madre Lucilla Giagnoni porta in scena una figura femminile di struggente bellezza e sensualità.

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