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Economia

La rabbia dei lavoratori per il Jobs Act

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«Così non possiamo più andare avanti». Sono esasperati i lavoratori che ieri hanno partecipato alla manifestazione indetta dal sindacato Cisl contro le novità dello “Jobs Act” che sta per essere approvato il governo.

«Così non possiamo più andare avanti». Sono esasperati i lavoratori che ieri hanno partecipato alla manifestazione indetta dal sindacato Cisl contro le novità dello “Jobs Act” che sta per essere approvato il governo. Il presidio, in città, si è svolto davanti al palazzo della Provincia, anticipando di un giorno la manifestazione a livello nazionale. Molti degli operai presenti hanno cominciato a lavorare quando avevano 14 anni. E oggi, nonostante abbiano ormai raggiunto i 50, devono ancora sopportare diversi anni di sacrificio, prima di arrivare alla pensione.
Nicoletta, operaria del settore tessile, mostra le cicatrici che ha sulle braccia, frutto di anni di duro lavoro: «Dopo 40 anni davanti alle macchine, questi sono i risultati. Ho dovuto subire diverse operazioni, alle spalle e alle braccia, e se solo fossimo negli Stati Uniti a quest’ora potevo già essere in pensione. Qui invece, non solo non mi viene riconosciuta la malattia professionale, ma mi tocca dover lavorare ancora per chissà quanto tempo. Non parliamo poi del mio stipendio, perché se penso a quanto mi sia aumentato in questi anni mi viene solo da piangere». Cinzia invece, operaia nello stesso settore, spiega che le aziende biellesi tendono oramai a non assumere più nessuno, ma a sobbarcare di lavoro gli operai già presenti in azienda. «Se solo proviamo a metterci in malattia ci guardano già storto. Peccato che dopo 40 anni di servizio, con carichi di lavoro sempre più alti, rischiamo veramente di non farcela più». Sullo Jobs Act, contrariamente a quanto può sembrare, il problema di questi lavoratori è l’articolo 18. «Nonostante questa norma – sostiene Michele, operaio edilizio – ci sono stati ugualmente quattromila  licenziamenti in tutto il Biellese, dal 2008 ad oggi. Però si continua a discutere solo di questo. E’ davvero vergognoso». Proteste a parte, gli operai vogliono anche far sapere le loro idee per poter superare la crisi. «Perché non si è mai fatto nulla – prosegue Cinzia – sulla riduzione del cuneo contributivo? Converrebbe sia a noi che ai nostri datori di lavoro. La verità è che l’economia non si riprende cambiando ogni giorno le leggi sul lavoro, ma intervenendo su settori come burocrazia, abbassamento delle tasse e del costo dell’energia. Continuano ad agevolare le nuove assunzioni e l’apprendistato. Ma negli ultimi anni, qui nel biellese quale azienda ha mai assunto tanti apprendisti?».

 

Marco Comero

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