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Cronaca

Ristorante evadeva le tasse mascherandosi da ente no profit

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L’associazione sportiva no profit in realtà era un vero e proprio ristorante pizzeria. I Finanzieri della Sezione Operativa della Compagnia di Biella hanno recentemente concluso una verifica fiscale nei confronti di una nota associazione sportiva dilettantistica del Biellese, che ha consentito di portare alla luce un’evasione fiscale di oltre 220 mila €, oltre al disconoscimento della natura giuridica di Ente no profit, della quale si fregiava.

L’associazione sportiva no profit in realtà era un vero e proprio ristorante pizzeria.

I Finanzieri della Sezione Operativa della Compagnia di Biella hanno recentemente concluso una verifica fiscale nei confronti di una nota associazione sportiva dilettantistica del Biellese, che ha consentito di portare alla luce un’evasione fiscale di oltre 220 mila euro, oltre al disconoscimento della natura giuridica di Ente no profit, della quale si fregiava.

Nello specifico, stando a quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, tale associazione avrebbe dovuto promuovere e diffondere lo sport in tutti i livelli ed espressioni, garantendo un rapporto di marginalità e complementarietà della somministrazione di alimenti e bevande rispetto ai fini istituzionali e statutari perseguiti, che dovevano comunque rimanere principali. Al contrario, era dedita quasi esclusivamente alla ristorazione organizzata in forma imprenditoriale.

I Finanzieri, nel corso dell’ispezione, hanno inoltre riscontrato numerose incongruenze e anomalie in contrasto con la normativa che regola lo specifico settore, ad esempio la presenza di avventori non tesserati e la presenza di insegne-targhe all’esterno che pubblicizzano l’attività di somministrazione svolta all’interno.

Unico elemento confacente all’attività dell’Ente no profit era quello del regime fiscale agevolato previsto per la particolare attività. Nello specifico, il titolare dell’impresa, negli anni di imposta relativi all’ispezione, si è avvalso indebitamente delle agevolazioni fiscali previste, che gli consentivano di pagare le imposte solo sul 3% dei ricavi conseguiti, nonché di aggirare i vincoli in materia di rilascio delle licenze da parte degli enti competenti.

Di grande aiuto per la ricostruzione del volume d’affari sono state le indagini finanziarie, condotte sia nei confronti del presidente dell’ente sia nei confronti di un altro componente del consiglio direttivo: oltre a dimostrare il fine di lucro, hanno consentito di rilevare movimenti cospicui di denaro che non hanno trovato corrispondenza con le risultanze della contabilità ufficiale.

“Un risultato significativo – spiegano dalla Guardia di Finanza -, soprattutto per la lotta alla concorrenza sleale, a garanzia e tutela di tutti quegli imprenditori che quotidianamente danno lustro alla loro azienda nel rispetto delle regole. L’azione delle Fiamme Gialle anche in futuro sarà orientata a contrastare l’atteggiamento di tutti coloro che aggirando la normativa ne sfruttano i benefici tralasciandone scientemente gli oneri”.