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Cronaca

«Mi hanno portato via mio figlio un’altra volta»

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Cinque anni fa un destino assurdo e crudele si prese il suo bambino. Oggi glielo hanno portato via di nuovo, per la seconda volta.

Nell’hard disk rubato a Elisabetta Chiavarino c’era tutto ciò che le rimaneva del figlio, Gabriele Balanzino, il bambino scomparso a soli due anni e mezzo in seguito a un tragico incidente al centro commerciale “Gli Orsi” nel maggio del 2013. Tutto: le fotografie, i filmati, i ricordi di un’intera brevissima esistenza spezzata.

Per questo motivo, quello che la donna rivolge ai ladri, è un appello disperato: «Vi prego con il cuore in mano: anche in forma anonima, ditemi qualcosa».

Il furto mentre era al lavoro

gabriele balanzino

Elisabetta Chiavarino con il compagno Manuel Bordin

Il suo sfogo è apparso nei giorni scorsi su Facebook (“Ridatemi i ricordi di mio figlio volato in cielo”), dopo che i topi d’appartamento hanno visitato la sua abitazione di Biella. Il furto è stato commesso nel pomeriggio di lunedì. Qualcuno ha rotto una tapparella e sfondato una finestra per poi introdursi in casa, rubare e andarsene dalla porta principale.

«Ero al lavoro – racconta -, è stato il mio compagno ad accorgersi di quanto successo, al suo rientro. Ha capito subito che qualcosa non andava, anche perché, andandosene, i ladri avevano lasciato la porta aperta. Dentro era tutto sottosopra».

Il “bottino” sembrava essere quello classico: denaro, orologi, playstation e oggetti di valore. Soltanto il giorno dopo si Elisabetta si è resa conto che mancava qualcosa di molto più importante, qualcosa di insostituibile.

«Lì per lì abbiamo pensato alle cose materiali – continua a raccontare -, soltanto martedì ho realizzato: mi sono girata verso il computer e mi sono accorta che il mio hard disk non c’era più. L’ho cercato ovunque, ma niente. Ero disperata, mi sono sentita sprofondare. Allora ho telefonato al mio compagno: “Dimmi che l’hai spostato tu”. Non era così. E’ incredibile. Non hanno toccato né il pc fisso, né i due computer portatili, né il tablet. Soltanto quello e un secondo hard disk».

Lì dentro c’era Gabriele.

«Era tutto lì – conferma la madre -, dal parto fino all’ultima foto, scattata proprio l’ultimo giorno. Certo, una parte di tutto questo materiale posso recuperarla, ma non sarà mai tutto».

L’appello ai ladri

Non un semplice furto, dunque, ma un colpo inferto al cuore, che ha riaperto una ferita già impossibile da rimarginare. Ora la speranza di Elisabetta Chiavarino è che i responsabili leggano il suo appello e le facciano riavere o ritrovare il prezioso hard disk, in qualsiasi modo.

«Del resto non mi importa nulla – continua -: gli oggetti si possono ricomprare, i soldi che ci hanno sottratto posso risparmiarli di nuovo, ma i ricordi sono insostituibili. Mio figlio non c’è più, non posso costruirne di nuovi. Hanno preso l’unica cosa che non mi dovevano toccare, quella più cara. Oltretutto quell’hard disk vale poche decine di euro, ho anche il terrore che possano averlo buttato via».

«Non mi interessa sapere chi sia stato, purché mi restituiscano l’hard disk: è tutto ciò che mi rimane del mio bambino»

Gabriele Balanzino, un gioco si trasformò in un incubo senza fine

Non ha grandi aspettative, ma non vuole perdere la speranza di tornarne in possesso.
«E’ un hard disk nero wd, se qualcuno dovesse sapere qualcosa, per favore, mi contatti. Mi sento come se mi avessero portato via mio figlio un’altra volta. Non mi interessa sapere chi sia stato, va bene anche in forma anonima, purché mi venga restituito. Chi è entrato in casa nostra sa benissimo dove siamo: può anche lasciarcelo sulla casella delle lettere, scrivendo semplicemente “per Elisabetta”. O se trova un altro modo, va bene ugualmente, purché me lo restituisca. Di tutto il resto non mi frega niente, ma quelle foto e quei video sono tutto ciò che mi rimane del mio bambino. Chiunque sia stato, si metta una mano sulla coscienza».

Matteo Floris

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