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Cronaca

Il sospetto terrorista è tornato in città

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Novità buone e cattive giungono in merito al giovane biellese ritenuto un presunto terrorista islamico. Il 21enne fermato e interrogato tra Trieste e Venezia dalle forze dell’ordine che – nell’assoluto riserbo –  stanno schedando i primi integralisti di rientro dalla guerra in Siria, è tornato in città. La  notizia positiva è che  – fortunatamente – se ne è già andato. E’ partito nei giorni scorsi, lasciando nuovamente l’Italia.

Novità buone e cattive giungono in merito al giovane biellese ritenuto un presunto terrorista islamico. Il 21enne fermato e interrogato tra Trieste e Venezia dalle forze dell’ordine che – nell’assoluto riserbo –  stanno schedando i primi integralisti di rientro dalla guerra in Siria, è tornato in città. La  notizia positiva è che  – fortunatamente – se ne è già andato. E’ partito nei giorni scorsi, lasciando nuovamente l’Italia. La comunicazione giunge dalla Questura di Biella.

«Per quanto concerne l’allarme sollevato sui jihadisti italiani di rientro dai fronti caldi – spiega il Questore Salvatore Arena –  la situazione è attentamente monitorata. La Polizia di Stato è vigile».

I biellesi, dunque, possono dormire sonni tranquilli: «Stiamo facendo tutto il possibile per salvaguardare al massimo la sicurezza e l’ordine pubblico, e davvero, ad oggi, non c’è alcun pericolo».

Gli articoli pubblicati negli ultimi giorni a riguardo hanno suscitato parecchio clamore. Tutto è nato da un’inchiesta pubblicata da “L’Espresso” e ripresa dalla stampa locale. In un ampio servizio il giornalista Paolo Biondani ricostruisce le vite di alcuni musulmani residenti in Italia, all’apparenza persone comuni, ma rivelatisi poi terroristi a tutti gli effetti. Tra i casi esaminati, l’ultimo in ordine di tempo coinvolge proprio il cittadino biellese. Si tratta di un 21enne di origine marocchina ma nato e cresciuto in città:  il classico ragazzo della porta accanto, senza precedenti penali, con un curriculum da studente modello, ben integrato e naturalizzato in Italia.  Un giovane, che però, ha fatto una vacanza molto strana: un’estate di guerra in Siria.

«Non vorrei passasse un messaggio negativo – prosegue il Questore – nei confronti della comunità islamica. Non sarebbe giusto. La gran parte di queste persone è gente seria, perbene,  che lavora e che cerca di integrarsi il più possibile».

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