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Super esperto per recuperare le foto del piccolo Gabriele Balanzino

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Super esperto per recuperare le foto del piccolo Gabriele Balanzino
Un aiuto alla mamma del piccolo Gabriele
«Posso provare a recuperare le fotografie, i video e i ricordi del piccolo Gabriele che erano nell’hard disk rubato dalla casa di sua madre».
L’appello di Elisabetta Chiavarino, mamma di Gabriele Balanzino, non è rimasto inascoltato. Anche se i ladri non si sono ancora fatti vivi – svaligiandole la casa, lunedì scorso, hanno portato via anche il disco rigido sul quale aveva salvato tutti le immagini del bimbo, tragicamente scomparso a soli due anni e mezzo dopo una caduta al centro commerciale “Gli Orsi” – qualcun altro si è messo a disposizione per cercare di ridarle ciò che le hanno tolto. In un’altra maniera.
Si tratta di Michele Vitiello, consulente informatico forense di fama nazionale, che si è reso disponibile a tentare di dare una mano alla donna.
Nei giorni scorsi, venuto a conoscenza della vicenda su Facebook, grazie a un post pubblicato dall’investigatore Nicola Santimone, gli ha scritto per comunicare la propria disponibilità a contribuire, nell’unico modo possibile: provando a recuperare il materiale rubato, scandagliando gli altri apparecchi elettronici e informatici sui quali erano stati in passato.
Lo abbiamo contattato per sapere come e perché.
«L’attività di recupero dei dati da qualsiasi tipo di supporto di memoria – spiega – è parte integrante del mio lavoro. Vista la delicatezza della situazione, mi piacerebbe poter essere utile, se possibile. Sicuramente nell’hard disk rubato i file erano confluiti in un secondo momento: se i familiari hanno ancora cellulari, memorie Usb, macchine fotografiche o supporti di vecchi computer, potrei riuscire a recuperarli da lì, anche se nel frattempo sono stati cancellati».
Un’operazione che farebbe gratuitamente.
«Vorrei soltanto che fosse chiaro che non mi propongo per ragioni di pubblicità – ci tiene a sottolineare -, perché onestamente non ne ho bisogno. Ho uno studio avviato e attrezzato, con una mole di lavoro importante. Di casi mediatici da seguire ne avrei a decine».
A spingerlo è soltanto la volontà di aiutare, per porre rimedio alla brutta storia che ha scosso il Biellese e non solo.
«Lo faccio con il cuore – conferma -, perché ho due bambini di cinque e sette anni. Non oso immaginare cosa si possa provare nel vedersi portar via i ricordi di un figlio che hai già perso una volta».

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